Un vaccino anti-Covid “efficace al 90%”
Il gruppo farmaceutico Pfizer ha annunciato lunedì che il vaccino che ha sviluppato è risultato efficace nel prevenire il 90% delle infezioni.
Non è ancora giunto il momento di esultare, poiché il vaccino della Pfizer e della tedesca BioNtech si trova ancora nella fase 3 della sperimentazione su larga scala e – se questa darà esito positivo – dovrà poi essere approvato dalle autorità che omologano gli agenti terapeutici.
Tuttavia, i risultati raggiunti finora lasciano ben sperare. “Siamo potenzialmente in posizione di offrire qualche speranza”, ha dichiarato Bill Gruber, vicepresidente dello sviluppo clinico della multinazionale statunitense.
Un tasso del 90% è “semplicemente straordinario […], in pochi si aspettavano una percentuale così elevata”, ha da parte sua commentato Anthony Fauci, il “mister coronavirus” del Governo americano.
La protezione del paziente è stata raggiunta sette giorni dopo la seconda delle due dosi e 28 giorni dopo la prima, secondo i risultati preliminari.
La sperimentazione di fase 3 del nuovo vaccino, BNT162b2, è iniziata alla fine di luglio e ha coinvolto 43’538 partecipanti, il 90% dei quali ha ricevuto la seconda dose di questo candidato vaccino l’8 novembre.
L’intervista a Alessandro Ceschi, primario dell’Istituto di Scienze Farmacologiche dell’Ente ospedaliero cantonale ticinese:
Autorizzazione già a fine novembre?
La Pfizer ha indicato che sta ora raccogliendo tutti i dati necessari per sottoporli alla Food and Drug Administration. L’obiettivo è di ottenere l’autorizzazione per un uso d’emergenza entra la terza settimana di novembre.
Sulla base delle proiezioni, le aziende prevedono di fornire fino a 50 milioni di dosi di vaccini in tutto il mondo nel 2020 e fino a 1,3 miliardi di dosi nel 2021.
Il vaccino di Pfizer è, come quello dell’azienda di biotecnologia Moderna, basato sulla tecnica dell’RNA messaggero, la molecola che dice alle nostre cellule cosa fare.
Finora, nessun vaccino è stato approvato per una diffusione commerciale. Le autorità cinesi hanno però dato il via libera all’uso in casi di emergenza di alcuni dei vaccini.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono attualmente in corso dieci studi clinici in tutto il mondo, tra cui quelli condotti dall’azienda biotecnologica americana Moderna, da diversi laboratori statali cinesi e dall’azienda britannica AstraZeneca, in collaborazione con l’Università di Oxford. Pfizer e BioNTech sono le prime a rendere pubblici i risultati provvisori dei test.
Terapie di supporto
I laboratori farmaceutici sono al lavoro però non solo per cercare un nuovo vaccino, ma anche nuovi medicinali per guarire il Sars-CoV-2.
Finora, i risultati più probanti sono venuti da un farmaco corticosteroide, il desametasone. Altri farmaci utilizzati durante la prima ondata, come quelli a base di idrossiclorochina o il Kaletra (un anti HIV) sono invece stati tolti dai protocolli di cura.
In Ticino, la Humabs di Bellinzona – una start-up dell’Istituto di ricerca in biomedicina, rilevata dalla multinazionale statunitense VIR – sta tentando una terapia alternativa basata sulla sintesi di un anticorpo che, almeno in vitro, ha dimostrato la capacità di neutralizzare il coronavirus.
La sperimentazione sull’uomo è partita quest’estate e ora è già in fase tre, il test riguarda circa 1’300 persone malate allo stadio iniziale ma a rischio peggioramento.
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tvsvizzera.it/mar/afp con RSI
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