I costumi ‘made in Italy’ della Fête des Vignerons
La tradizionale festa organizzata ogni 20 anni circa a Vevey ha risvolti anche italiani. I circa 6'000 costumi necessari per lo spettacolo sono infatti prodotti in atelier della Penisola.
Preparare i costumi per la Fête des VigneronsCollegamento esterno è un lavoro titanico. Non solo per la quantità, ma anche per la qualità del prodotto. Contrariamente ad altre rappresentazioni simili, ad esempio per la cerimonia d’apertura dei Giochi olimpici, i vestiti devono essere fatti per durare. La festa organizzata a Vevey in omaggio alle tradizioni viticole si protrae infatti per tre settimane, dal 18 luglio all’11 agosto 2019.
Lo spettacolo – iscritto al Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco e organizzato circa cinque volte ogni secolo – è diretto questa volta da Daniele Finzi Pasca. Il regista e coreografo ticinese si è avvalso del sostegno della costumista italiana Giovanna Buzzi, con cui aveva già collaborato per le cerimonie delle Olimpiadi di Torino e Sochi.
Per affrontare questa grande sfida, la pluripremiata costumista milanese si è appoggiata sulla sua rete, facendo capo a circa 150 atelier, soprattutto italiani. “Per ogni famiglia di costumi, volevo delle piccole particolarità, anche se l’insieme forma un’unicità indispensabile”, ha spiegato a Le Matin Dimanche. “Tutto è compartimentato, affinché il risultato sia vicino alla perfezione. Le scarpe, ad esempio, sono prodotte in cinque laboratori diversi”.
Il reportage della Radiotelevisione Svizzera nell’atelier di Roma dove vengono ideati i costumi:
Il fatto di ricorrere ad atelier italiani per confezionare i 6’000 costumi dei figuranti (o meglio circa 25’000 capi, poiché ogni partecipante allo spettacolo ha almeno un pantalone e due camicie) non è piaciuto a tutti. Nella regione molti hanno criticato questa scelta. “Sono delusa dal fatto che non si siano utilizzate le forze e le competenze svizzere per confezionare almeno una parte di questi costumi”, aveva dichiarato alla radio della Svizzera romanda RTS Mireille Dessingy, presidente dell’associazione dei costumisti romandi.
“Evidentemente abbiamo guardato, poiché sarebbe stato più semplice realizzarli qui. Ma non abbiamo scelta, non c’è la forza lavoro necessaria per produrli [nella regione]”, le aveva risposto Frédéric Hohl, direttore esecutivo della Fête des Vignerons.
Una polemica a dire il vero non nuova. Già per le due precedenti edizioni, nel 1976 e nel 1999, buona parte dei costumi erano stati prodotti in Francia, ciò che aveva suscitato critiche.
Un anno di vita della vigna
Lo spettacolo quotidiano organizzato nell’arena di 20’000 posti rappresenta il fulcro della Fête des Vignerons.
La rappresentazione – si legge sul sito della manifestazione – “narra un anno di vita della vigna attraverso una ventina di scene che si aprono e si chiudono con la vendemmia”.
Le coreografie sono interpretate da 5’500 attori, attrici e comparse. Quest’anno per la prima volta il numero di donne (2’700) è più grande di quello degli uomini (1’700). Parteciperanno inoltre un migliaio di bambini.
La parte musicale sarà interpretata da oltre un migliaio tra coristi e musicisti.
Per creare la settantina di costumi dello spettacolo, la costumista Giovanna Buzzi si è ispirata “sia alle precedenti edizioni della Fête des Vignerons, con particolare attenzione agli acquarelli di Ernest Biéler del 1905 e 1927, sia ai costumi della tradizione vodese e friborghese”. I costumi di animali, insetti e uccelli sono invece una delle novità introdotte da Daniele Finzi Pasca.
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