Il fondo per le vittime dell’amianto è operativo
Dal 3 luglio le vittime dell’amianto e i loro famigliari possono beneficiare di aiuti finanziari e di un sostegno psicologico. Al nuovo fondo possono fare capo anche quei lavoratori immigrati che nel frattempo sono rientrati in patria.
In Svizzera chi è colpito da una malattia legata all’esposizione all’amianto è generalmente coperto dall’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni (AINF). A patto però che la malattia sia riconosciuta come infortunio professionale. E non sempre ciò può essere provato. Sui circa 120 nuovi casi all’anno, da 20 a 30 persone non hanno diritto alle prestazioni dell’AINF, ma solo a quelle dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie e dell’assicurazione contro l’invalidità, meno favorevoli.
Inoltre, “per le vittime dell’amianto è molto difficile far valere pretese di responsabilità civile dal momento che, di norma, la malattia insorge solo dopo la scadenza del termine di prescrizione assoluto. Può inoltre capitare che le imprese responsabili non esistano più”, si legge nel rapporto finaleCollegamento esterno della Tavola rotonda sull’amianto, presentato nel dicembre scorso.
L’istituzione di questa tavola rotonda era stata decisa dal governo svizzero, in particolare dopo una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che aveva dichiarato che le disposizioni svizzere in materia di prescrizione non sono conformi alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Per venire in aiuto in particolare a quelle persone che non hanno diritto alle prestazioni dell’AINF è stato così deciso di creare un Fondo d’indennizzo per le vittime dell’amianto (FVA).
Anche per chi è rientrato in patria
Concretamente, tutte le persone che hanno contratto dal 2006 un tumore maligno della pleura o del peritoneo (mesotelomia) – i due tumori ‘classici’ legati all’amianto – possono chiedere un aiuto, presentando richiesta a questa fondazioneCollegamento esterno (per il momento il sito esiste solo in tedesco).
Ad avere la priorità saranno appunto le persone la cui malattia non è riconosciuta come professionale. Tuttavia possono annunciarsi anche coloro che già ricevono prestazioni dall’assicurazione contro gli infortuni. A certe condizioni, sono previsti contribuiti anche per queste persone.
Il fondo non è destinato solo a chi risiede in Svizzera. Possono infatti chiedere sostegno anche quelle persone che hanno lavorato nella Confederazione e che sono poi rientrate nel loro paese natale. A fare stato è infatti il luogo in cui è avvenuta l’esposizione all’amianto, ci conferma Luca Cirigliano, segretario centrale dell’Unione sindacale svizzera.
Oltre all’aspetto finanziario, insieme alle istituzioni esistenti la fondazione offre anche un servizio d’assistenza gratuito per le persone colpite e i loro famigliari, in particolare per quanto concerne la consulenza psicologica, “spesso insufficiente”.
Fino a 145 milioni
In cambio, le persone indennizzate rinunceranno ad azioni di diritto civile, rileva la fondazione.
Si stima che fino al 2025 il fondo avrà bisogno di un importo compreso tra 100 e 145 milioni. Alla fine di marzo, le promesse di contributi (principalmente di grandi ditte svizzere) ammontavano a 24 milioni.
La «fibra miracolosa», come è stata soprannominata, ha raggiunto l’apogeo negli anni ’70. Sul mercato si trovavano circa 3’000 prodotti fabbricati con l’amianto.
La Svizzera è stato un centro importante dell’amianto. A Niederurnen, nel canton Glarona, aveva sede il gruppo Eternit della famiglia Schmidheiny. Nel periodo più «fasto», la holding Schmidheiny Amiantus SA controllava dal villaggio glaronese fabbriche in 16 paesi nel mondo con alle loro dipendenze 23’000 persone.
Negli uffici della Eternit aveva sede dal 1929 anche la SAIAC, cartello dei produttori di cemento-amianto.
La Eternit aveva due stabilimenti in Svizzera: a Niederurnen e a Payerne, nel canton Vaud.
In Svizzera l’amianto è stato vietato nel 1989.
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