La Svizzera finanzia gli sbarchi in Italia?
Il Dipartimento federale degli affari esteri ha versato nel 2016 250'000 franchi all’ong MOAS, che viene in aiuto ai migranti in difficoltà davanti alle coste libiche. Un finanziamento che ha suscitato polemiche in Italia e che è ora oggetto di un’interrogazione parlamentare di un deputato svizzero. Berna però precisa: era solo un contributo per far fronte all’emergenza.
Negli ultimi giorni le polemiche sull’attività delle ong che salvano la vita a migliaia di migranti nel Mediterraneo coinvolge anche le autorità elvetiche. A metà maggio, il quotidiano italiano Il GiornaleCollegamento esterno ha accusato senza mezzi termini la Svizzera di “finanziare l’invasione dell’Italia”. Tra i sostenitori dell’organizzazione umanitaria MOAS (Migrant Offshore Aid Station)Collegamento esterno che con una nave da 40 metri, la M.Y. Phoenix, fa la spola tra le acque di fronte alle coste libiche e i porti italiani, vi è anche “un ufficio del Ministero degli esteri elvetico”, scrive il quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi.
La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC)Collegamento esterno, come risulta dai rendiconti dell’agenzia del Dipartimento federale degli affari esteri (pagina 26)Collegamento esterno, ha infatti erogato 250’000 franchi l’anno scorso in favore della organizzazione non governativa maltese.
Operazioni contestate nel Mediterraneo
Sulla questione il parlamentare Marco Chiesa (Unione democratica di centro) ha annunciato due interrogazioniCollegamento esterno al governo che saranno depositate durante la sessione delle Camere federali che si apre lunedì.
“La MOAS è un’istituzione molto chiacchierata e ci sono delle procure che si stanno muovendo per cercare di capire se ci sono collusioni con gli scafisti. Mi sembrava quindi opportuno fare una domanda al governo”, indica a tvsvizzera.it Marco Chiesa.
Il consigliere nazionale ticinese sottolinea poi che nel 2015 il governo svizzero aveva respinto l’interpellanzaCollegamento esterno presentata da un deputato socialista, il socialista ginevrino Carlo Sommaruga, di finanziare la MOAS. “Il Consiglio federale aveva risposto di no perché le priorità erano altre. Vorrei capire se all’epoca non ci ha detto tutta la verità o se nel frattempo è cambiato qualcosa”, spiega Chiesa.
“Solo un finanziamento d’urgenza”
Al riguardo il portavoce del Dipartimento degli affari esteri Pierre-Alain Eltschinger ci fa sapere che si è trattato di “un finanziamento d’urgenza per aiutare a far fronte a una recrudescenza dei bisogni di tipo umanitario” che si erano manifestati lo scorso autunno.
Di fronte al sensibile aumento di tragedie nel Mediterraneo, precisa ancora Pierre-Alain Eltschinger, “la Confederazione ha considerato in modo favorevole un contributo di 250’000 franchi all’organizzazione non governativa MOAS”. Contributo erogato a condizione che le operazioni di salvataggio fossero condotte “in piena coordinazione con le autorità marittime italiane”. Un ulteriore finanziamento alla MOAS, conclude il portavoce del DFAE, “non è previsto”.
Nessuna inchiesta in corso sulla MOAS
L’operato delle navi di soccorso delle ONG ha suscitato l’interesse di almeno tre procure italiane. In particolare quella di Catania il cui capo, il magistrato Carmelo Zuccaro, ha sollevato il sospetto che alcune associazioni umanitarie siano in contatto con i trafficanti libici che comunicherebbero loro l’ubicazione dei barconi di disperati – agevolando così gli sbarchi sulle coste italiane – e che addirittura le prime siano finanziate dalle stesse organizzazioni malavitose.
In proposito la MOAS, come altre ONG, è stata sentita lo scorso 4 maggio dalla Commissione difesa del Senato italiano cui ha fornito le delucidazioni del caso. Va anche aggiunto che il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro davanti alla Commissione parlamentare antimafia il 9 maggio ha precisato che le sue sono solo ipotesi investigative e che al momento non esistono elementi di prova su quanto da lui precedentemente affermato. E allo stato delle indagini la MOAS, da nostre fonti, non risulta essere oggetto di un’inchiesta giudiziaria. Inoltre ha partecipato spontaneamente alle audizioni parlamentari, così come lo hanno fatto altre organizzazioni, tra le quali Médecins sans frontières e Save the Children.
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