Quattro persone sono state uccise ieri nell’ambito della guerra che vede contrapposti clan mafiosi nel Foggiano.
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tvsvizzera/spal con RSI (TG del 10.8.2017)
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Obiettivo della strage, avvenuta a San Marco in Lamis, era il boss Mario Luciano Romito, ritenuto dagli investigatori uno degli esponenti di spicco dell’omonimo clan che negli ultimi anni si è contrapposto a quello dei Libergolis nella cosiddetta faida del Gargano per il controllo del territorio.
Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri i sicari, dopo aver affiancato sulla strada provinciale 272 il Maggiolone del boss, avrebbero aperto il fuoco con un kalashnikov e un fucile da caccia calibro 12, uccidendo sul colpo Mario Luciano Romito e il cognato Matteo De Palma che gli faceva da autista.
Poi il commando si è messo all’inseguimento del Fiorino a bordo del quale stavano tentando di fuggire due contadini, testimoni scomodi del duplice omicidio e li hanno freddati. Uno dei due agricoltori ha cercato anche di scappare a piedi ma i sicari lo hanno finito.
Secondo quanto emerge dalle indagini, i sicari potrebbero aver agito per una vendetta collegata a omicidi avvenuti in precedenza nella stessa zona.
Dall’inizio dell’anno sono 17 le persone uccise nel Foggiano. Le faide tra i clan nella zona vanno avanti da 30 anni e sono all’origine di oltre 300 omicidi, l’80 per cento dei quali è rimasto impunito.
Oggi è giunto a Foggia il ministro dell’Interno Minniti che ha presieduto un vertice sulla sicurezza. La criminalità foggiana, ha detto il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, è stata a torto “considerata troppo a lungo una mafia di serie B”.
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