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Fuga di notizie sul Covid, il parlamento vuole vederci chiaro

Alain Berset (destra) con il suo ex capo della comunicazione, Peter Lauener.
Alain Berset (destra) con il suo ex capo della comunicazione, Peter Lauener. Keystone / Peter Klaunzer

Delle indiscrezioni finite sulla stampa riguardanti la strategia del governo federale durante la pandemia si occuperà (anche) il Parlamento a Berna. Le commissioni della Gestione delle due Camere dibatteranno la prossima settimana della questione, nel quadro delle prerogative ad esse riconosciute.

Sulla vicenda è infatti in corso un’indagine affidata al procuratore straordinario Peter Marti e, come ha sottolineato lunedì la presidente della commissione del Nazionale Prisca Birrer-Heimo, va rispettato il principio della separazione dei poteri. “Prima la giustizia deve fare il proprio lavoro”, ha sottolineato la parlamentare socialista.

Si tratterà più che altro approfondire preliminarmente i limiti e gli obiettivi dell’azione del parlamento, i cui membri si attendono risposte. È infatti immaginabile che le commissioni vorranno sentire il ministro della sanità (e attuale presidente della Confederazione) Alain Berset, coinvolto indirettamente nell’inchiesta, ma proprio per questo è tenuto a una certa riservatezza.

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La posizione del presidente Berset

Il responsabile del Dipartimento federale dell’interno nel fine settimana ha preso per la prima volta posizione sulla vicenda, dopo le recenti rivelazioni del periodico “Schweiz am Wochenende”, secondo cui il suo ex capo della comunicazione avrebbe ripetutamente passato al gruppo editoriale Ringier informazioni confidenziali sulle misure che il governo si apprestava a prendere contro la diffusione del Covid-19.

In particolare quelle sul contratto d’acquisto dei vaccini e sulla revoca parziale delle misure restrittive apparsi in esclusiva sul Blick nel novembre 2020 e nel marzo 2021.

Indiscrezioni bollate come “illegali” e “piuttosto scandalose” dal presidente della Confederazione che non ha voluto però specificare ulteriormente, anche perché, come ha sottolineato, in considerazione del procedimento (che non è a suo carico) non può dire nulla.

Le precisazioni di Ringier

In proposito sono giunti nelle ultime ore anche i chiarimenti del gruppo Ringier che sostanzialmente scagionano il ceo Marc Walder, nonostante i suoi noti rapporti stretti con esponenti del Dipartimento federale degli interni. Le anticipazioni pubblicate sulla testata di punta Blick, indica una nota, sono frutto esclusivo delle ricerche della redazione politica e di un corrispondente a Berna.

In proposito il settimanale Schweiz am Wochenende aveva invece asserito che era stato l’ex capo della comunicazione di Berset a passare direttamente al ceo di Ringier le notizie in esclusiva sulle imminenti mosse del governo.

Nomi che tornato, il caso Crypto

Va comunque evidenziato che il primo, Peter Lauener, non è nuovo a indagini delicate. Il suo nome comparirebbe infatti anche nell’inchiesta Crypto, lo scandalo sull’azienda elvetica che dagli anni ’40 fornisce servizi di comunicazione criptati ad agenzie di intelligence e ad eserciti stranieri, che risulterebbe infiltrata e controllata dalla CIA.

Proprio nelle scorse settimane Peter Lauener, secondo quanto riferiscono le testate del gruppo Tamedia, ha denunciato per abuso di autorità il procuratore straordinario Peter Marti che conduce l’indagine per la fuga di notizie avviata dopo la denuncia penale sporta dalle commissioni parlamentari della Gestione nel novembre 2020 che si erano occupate dello scandalo. Peter Lauener, dimessosi dal DFI lo scorso giugno, era stato successivamente messo in detenzione preventiva per diversi giorni a Zurigo.

Il caso Crypto è scoppiato nel febbraio 2020 quando sono stati resi noti documenti dei servizi di spionaggio statunitensi (CIA) e tedeschi (BND). Le due intelligence per decenni hanno intercettato migliaia di documenti di un centinaio di Stati utilizzando i dispositivi di crittografia dell’azienda zughese truccati segretamente. Un’inchiesta parlamentare ha mostrato che l’intelligence elvetica sapeva fin dal 1993 che dietro Crypto c’erano servizi segreti stranieri e ha collaborato con loro per raccogliere informazioni dall’estero. I responsabili del Dipartimento della Difesa che si sono succeduti da allora non sono però stati informati.

Il Servizio delle attività informative della Confederazione (Sic) – gli 007 elvetici – ha riferito per la prima volta il 19 agosto 2019 alla ministra della difesa Viola Amherd delle voci che circolavano su Crypto. Jean-Philippe Gaudin, il direttore del Sic ha rassegnato le dimissioni ad agosto del 2021, dopo essere stato criticato in un rapporto della Delegazione delle Commissioni della gestione (DelCg) sulla gestione del caso Crypto per aver tardato a informare il governo.

Dello scandalo Crypto si è anche occupato Falò, il settimanale dell’informazione della RSI.

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