Catastrofi e cambiamenti climatici nelle Alpi studiati a Davos
Creato a Davos un centro di ricerca per approfondire le conseguenze del riscaldamento globale nelle regioni alpine.
I cambiamenti climatici – proprio oggi è la giornata mondiale dell’ambiente – sono l’argomento più pressante da alcuni anni a questa parte, di cui si è parlato meno recentemente sola a causa della pandemia gobale.
In proposito a Davos è sorto un centro di ricerca, promosso dal Cantone Grigioni, dall’Istituto federale di ricerca per a foresta, la neve e il paesaggio (Wsl) e il Politecnico di Zurigo (Eth) che si occupa di questa tematica, con un focus particolare sulle regioni alpine che, analogamente a quelle artiche, sono destinate a subire i maggiori contraccolpi dall’evoluzione climatica in corso.
In queste zone il riscaldamento è doppio rispetto alla media globale con conseguente intensificazione degli eventi meteorologici estremi: alluvioni, colate detritiche e frane, lunghi periodi di siccità. Lo dimostra la frana di Bondo, in Bregaglia dell’agosto 2017.
Il Centro cambiamenti climatici e catastrofi naturali studia i fenomeni fisici in atto (accelerazione del disgelo del permafrost e dell’instabilità idrogeologica) ma anche le conseguenze di ordine sociale ed economico.
In questo senso l’obiettivo studiosi è quello di individuare i criteri per una gestione efficace dei pericoli naturali e consentire alle persone delle regioni alpine di vivere e svolgere attività economiche in modo sostenibile. Nel servizio del TG una fotografia dell’istituto di ricerca di Davos.
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