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I liberal-radicali senza presidenza

Donna con capelli castani parla con due microfoni di fronte a lei
La presidente uscente del PLR Petra Gössi. © Keystone / Alessandro Della Valle

Dalle votazioni tenutesi in Svizzera questa domenica non sono uscite perdenti solo le iniziative ambientaliste (tutte e tre rifiutate dal popolo), ma anche il Partito liberale radicale (PLR), la cui presidente Petra Gössi ha annunciato lunedì via Twitter le proprie dimissioni.

Dopo cinque anni alla testa del partito, la 45enne dice di volersi dedicare maggiormente alla sua carriera di consigliera giuridica, fiscale e in gestione presso Baryon AG a Zurigo. Una decisione, la sua, già discussa con la direzione del partito: “Siamo già a metà strada tra le due elezioni federali e abbiamo sviluppato una strategia liberale su questioni importanti”, scrive nel tweet.

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Gössi, il cui mandato di presidente si protrarrà al massimo fino alla fine dell’anno, intende mantenere invece il suo ruolo di consigliera nazionale: “Continuerò a difendere le mie convinzioni liberali in Parlamento”.

La sua rinuncia sopraggiunge il giorno dopo la bocciatura della revisione della legge sul CO2, difesa dal PLR. La stessa Gössi aveva dato una svolta verde al suo partito negli ultimi due anni. Una nuova delusione per la liberale, che si era già detta molto amareggiata dopo il fallimento dell’accordo quadro con l’UE, negoziato negli ultimi anni in gran parte proprio da consiglieri federali appartenenti al suo partito.  

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Il PLR ha fatto sapere tramite un comunicato di “rammaricarsi molto della decisione”, ma di vedere queste dimissioni come un modo per rilanciare la strategia del partito in vista delle elezioni federali del 2023. Resta tempo a sufficienza per preparare lo scrutinio “in maniera ottimale e per presentare nuovi volti e nuove idee”, si legge in un comunicato.

Il Partito liberale radicale (PL) è il terzo partito svizzero, caratterizzato da un liberalismo conservatore di centro-destra. Davanti al PLR si trovano, in prima posizione l’Unione democratica del centro (UDC – destra) e il Partito socialista (Ps – sinistra).  

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