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I nuovi poveri: pensionati, giovani, madri single

pane e gruppo di persone
Cresce in Ticino il numero di persone che deve far capo a strutture dove vengono distribuiti beni alimentari. ©ti-press

"Sempre più persone si rivolgono a noi per arrivare a fine mese", affermano unanimi tre enti ticinesi che vengono in aiuto alle persone più sfavorite. Pesano in particolare precariato e rincari.

Sono sempre di più le persone che, in Ticino, sono costrette a ricorrere a un aiuto per arrivare a fine mese. E i nuovi poveri sono pensionati, ma anche giovani, madri single o divorziate. Non solo. Ci sono anche tanti lavoratori o piccoli imprenditori, i cosiddetti, “working poor” (classe lavoratrice povera), ai quali il denaro guadagnato non basta più per pagare le spese fisse giornaliere. Il valore dei soldi è eroso dall’aumento dei prezzi e, in molti casi, ce ne sono di meno per la riduzione dell’orario di lavoro.

I dati emergono, impietosi, dalle interviste ad alcuni degli enti che cercano di dare una mano ai poveri. Fra Martino parla di una richiesta di intervento finanziario ogni 24 ore e i pasti gratuiti erogati dalle mense passati da 100 a 150/160 al giorno. Tavolino Magico ha dovuto aumentare il numero di mense da 12 a 20 da gennaio 2022 e aprirà un nuovo centro di distribuzione a Lugano, perché i 3 attuali non bastano più. Caritas Ticino è preoccupata, anche, per quanto potrebbe succedere tra 6 mesi, quando arriveranno i previsti rincari di luce e gas.

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Fra Martino: “Una richiesta di aiuto finanziario ogni 24 ore”

“Quello che registriamo è un aumento importante delle richieste di aiuto, ne siamo letteralmente sommersi. Quasi ogni giorno riceviamo una nuova domanda di intervento finanziario da parte di famiglie, di coppie, di madri single, di persone che hanno perso il lavoro, ma anche di tanti che lavorano a tempo parziale o in ambiti professionali poco remunerati (imprese di pulizie, piuttosto che di ristorazione)”. Così Fra Martino, davanti alle telecamere della RSI, fotografa le difficoltà in cui si trovano sempre più persone nella Svizzera italiana. “Anche il commercio al dettaglio, da quello che riscontro, incide sulla precarietà finanziaria. Spesso sono persone che lavorano a ore, su chiamata, quindi senza una garanzia di uno stipendio pieno mensile”.

E tra i “nuovi poveri” ci sono anche gli anziani. “È un dato che, per certi versi, mi sorprende e mi sconcerta. Sono soprattutto quelli che vivono solo di pensione, che non hanno la proprietà dell’appartamento in cui vivono, che non possono usufruire di aiuti pubblici come la riduzione dei premi della cassa malati o delle prestazioni complementari. Faticano ad arrivare alla fine del mese, ma faticano anche a chiedere aiuto”.

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“Abbiamo notato negli ultimi mesi, a partire da marzo/aprile, un aumento sia delle persone che vengono a ritirare il pasto d’asporto sia di quelle che si fermano all’interno delle nostre strutture (Centro Bethlehem di Lugano e Casa Martini a Locarno). Abbiamo dovuto aumentare anche il numero dei pasti. Siamo attorno ai 150/160 pasti serviti al giorno, mentre in precedenza erano un centinaio”, aggiunge il religioso.

Tavolino Magico: “Mense aumentate da 12 a 20”

Difficoltà ad arrivare a fine mese per sempre più persone sono riscontrate anche da Tavolino Magico, che ha aumentato il numero di mense alle quali offre sostegno, passate da 12 a 20 dall’inizio dell’anno, spiega Simonetta Caratti, referente per la comunicazione dell’associazione che salva dallo spreco, all’incirca, “700 tonnellate di cibo all’anno”.

“Abbiamo due canali di distribuzione, uno, appunto, che aiuta le mense sociali (come, ad esempio, quella di Fra Martino, della Croce Rossa, di Emmaus) e l’altro con il quale, attraverso 14 centri di distribuzione gestiti da volontari, aiutiamo ogni settimana 2’200 persone”. “Purtroppo, il precariato sta aumentando. E infatti Tavolino Magico si sta adoperando per aprire, l’anno prossimo, un nuovo punto di distribuzione. Ne abbiamo 14 nella Svizzera italiana, diventeranno 15. Il nuovo centro sarà a Lugano, dove abbiamo già 3 centri di distribuzione in centro città, ma non bastano più”.

L’inflazione e i rincari dei prezzi incidono ormai non solo sulle tasche di quanti vivono in povertà o sulla soglia di essa, ma anche di quanti, per esempio, “si trovano con un salario ridotto come conseguenza della riduzione dell’orario di lavoro. Anche per un ammontare di poche centinaia di franchi, non riescono più ad arrivare a fine mese. Così ora hanno bisogno di aiuto per mettere in tavola del cibo – sottolinea Caratti -. Adesso ci possiamo aspettare che i rincari (dalle casse malati, fino alla bolletta dell’elettricità, passando per i beni primari), possano andare a incidere soprattutto su queste famiglie”. Intanto si affacciano altri “nuovi poveri”. “Noi, soprattutto nel Sottoceneri, vediamo purtroppo arrivare nei centri di distribuzione del Tavolino Magico giovani e anche giovani coppie”.

Caritas: “Sempre più working poor, stipendi da aumentare”

La preoccupazione per quanto sta accadendo e sta per accadere è condivisa anche dai vertici di Caritas Ticino. “Il nostro servizio sociale si occupa ogni anno di circa 300/400 dossier, vuol dire circa un migliaio di persone (perché un dossier equivale a una famiglia). Se consideriamo anche i nostri programmi occupazionali (che interessano un altro migliaio di persone) arriviamo ad assistere circa 2’000 persone ogni anno. Abbiamo, quindi, un buon osservatorio”, spiega Dante Balbo, responsabile del servizio sociale di Caritas Ticino. “Siamo preoccupati per quello che potrebbe accadere fra 6 mesi/un anno, quando si faranno sentire gli effetti della crisi, sia per quanto riguarda l’energia sia per quanto riguarda un aumento generalizzato dei prezzi legati all’inflazione”.

Chi saranno i più colpiti e perché? “Io credo che saranno più colpiti coloro che stanno sul limite, che hanno un guadagno normalmente sufficiente, ma che sarà eroso dalla crisi. E che non avranno, però, la possibilità di accedere ai servizi che lo Stato mette a disposizione degli indigenti”.

La soluzione percorribile da subito? “Il lavoro è una struttura e una realtà fondamentale nella società occidentale, ma ha bisogno di essere sostenuto con un adeguato salario, con la costruzione di contratti collettivi e con tutte quelle quegli strumenti che permettono alle persone di vivere una vita dignitosa perché, si possa non parlare più di working poor”.

Il Ticino è storicamente la regione in Svizzera con la quota più elevata di persone che vivono sotto la soglia di povertà assoluta (2’279 franchi al mese per le persone sole e 3’963 franchi per una famiglia di 4 persone). Il tasso medio nazionale, stando all’ultimo rilevamento dell’Ufficio federale di statistica eseguito prima della ripresa dell’inflazione, è dell’8,5%. In Ticino invece è del 14,5%.

Ad essere particolarmente toccati dalla povertà sono gli anziani, come confermato dal monitoraggio di Pro Senectute Svizzera pubblicato a inizio ottobre. Emerge che il Ticino è il cantone in cui c’è la maggiore proporzione di pensionati in condizioni precarie: il 29,5%.

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