I Nobel in fisica hanno gettato le basi per l’Intelligenza Artificiale
Il lavoro svolto negli anni dallo statunitense John Hopfield (91 anni) e dal canadese Geoffrey Hinton (76 anni), insigniti del Premio Nobel per la Fisica, è stato di vitale importanza per i sistemi d'Intelligenza Artificiale (IA) che attualmente stanno conoscendo un'espansione senza precedenti.
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Keystone-ATS
I ricercatori insigniti del Premio Nobel per la Fisica hanno gettato le basi per gli attuali modelli di intelligenza artificiale come ChatGPT. Secondo un esperto svizzero, l’influenza di questa ricerca è oggi enorme.
“Non importa dove si guardi, le reti neurali sono ovunque”, ha commentato a Keystone-ATS il professore di informatica Benjamin Grewe attivo presso l’Università di Zurigo (UZH) e il Politecnico della stessa città. Ad esempio, nelle auto senza conducente, nei modelli linguistici come Chat-GPT o in quelli di intelligenza artificiale che prevedono il ripiegamento delle proteine.
I vincitori del Premio Nobel per la Fisica di quest’anno, lo statunitense John Hopfield (91 anni) e il canadese Geoffrey Hinton (76 anni), hanno gettato le basi dell’attuale potente apprendimento automatico diversi decenni fa.
Grewe non è sorpreso che ricevano il premio solo oggi. “All’epoca, nessuno si rendeva conto che la ricerca avrebbe fatto il botto”, ha detto lo studioso. La ricerca di base spesso non aveva applicazioni dirette.
Oggi i ricercatori stanno cercando di sviluppare ulteriormente le reti neurali in modo che richiedano meno energia. Per farlo, cercano di imitare gli algoritmi del cervello.
Una messa in guardia
Attenzione, però: non è tutto oro quel che luccica e anche se i sistemi d’IA ci stanno già facilitando la vita, vanno tratatti con la dovuta cautela. È il monito che giunge dallo stesso Geoffrey Hinton. E a dirlo è colui che a maggio 2023 fece scalpore perché si dimise da Google e lanciò un monito sui “troppi pericoli” di questa tecnologia.
Hinton, britannico di nascita ma con passaporto canadese, è un pioniere della ricerca sulle reti neurali e sul “deep learning” che gli hanno fatto vincere nel 2018 il prestigioso premio Turing Award e che hanno spianato la strada ai sistemi di intelligenza artificiale. Ha collaborato per 10 anni con Google, poi si è dimesso dal gigante tecnologico proprio per poter parlare liberamente dei rischi dell’IA.
Era entrato in Google nel 2013, dopo che Big G si era comprata una società fondata da lui e due suoi studenti (uno dei due è Ilya Sutskever che ha lavorato per OpenAI, casa madre di ChatGpt): i tre avevano sviluppato una rete neurale che imparava da sola a identificare oggetti comuni dopo aver analizzato migliaia di foto.
In una intervista al New York Times, dopo le sue dimissioni da Google, Hinton ha commentato lo scenario in cui l’IA potrebbero diventare più intelligenti e performanti delle menti che l’hanno progettata: “La maggior parte delle persone pensava che fosse del tutto fuori luogo. E anche io lo pensavo. Ero convinto che fosse una realtà ancora lontana e che ci sarebbero voluti dai 30 ai 50 anni, se non di più, per vedere questo tipo di sviluppo. Ovviamente, non lo penso più”, ha spiegato.
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