I ristoranti milanesi al tempo della pandemia
Le testimoniante di esercenti e avventori sull'obbligo di green pass nei locali del capoluogo lombardo, in attesa dell'ulteriore stretta nelle scuole e sui trasporti pubblici (non urbani).
In Lombardia i dati odierni indicano una leggera decrescita di contagi (540, -61) e tasso di positività (1,2%, -0,4%). Diminuiscono di due unità anche i ricoveri, sia in terapia intensiva che nei reparti ordinari mentre i decessi, che solitamente seguono più lentamente le tendenze in atto, sono aumentati a 8. I prossimi giorni e settimane ci diranno se ci troviamo di fronte a un’inversione di tendenza o se, al contrario, si tratta di un semplice episodio contingente.
Intanto però, analogamente al resto del paese, i ristoratori attendono sono confrontati con le restrizioni all’accesso nei loro locali al chiuso (obbligo di green pass) scattate lo scorso 6 agosto.
Un’ipotesi dibattuta in modo acceso in questi giorni anche in Svizzera, dopo che il governo federale ha avanzato una proposta simile su cui dovranno esprimersi entro il 30 agosto i cantoni.
Le testimonianze raccolte dal Tg in alcuni ristoranti riproducono in sostanza le divisioni che emergono nell’insieme dell’opinione pubblica. Non mancano le perplessità di avventori e, soprattutto esercenti, chiamati ad applicare il protocollo messo a punto dalle autorità sanitarie.
Sui social sono intanto apparse liste di bar e ristoranti ambrosiani in cui i gestori si rifiuterebbero di controllare l’eventuale possesso del green pass da parte dei clienti.
Dal primo settembre poi il certificato sanitario sarà richiesto nel Belpaese anche a scuola e nei trasporti a lunga percorrenza, ma questa è un’altra storia.
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