Critiche al Governo svizzero per eccessiva sorveglianza online
L'intelligence elvetica starebbe immagazzinando molte più informazioni di quanto promesso al momento dell'introduzione della nuova legge sulla sicurezza.
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Miroslav Mares, RTS
Secondo quanto riportato martedì dalla rivista in lingua tedesca Republik.chCollegamento esterno, il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) – ossia l’intelligence elvetica – starebbe monitorando le attività digitali della popolazione svizzera. Secondo il sito svizzerotedesco, il Governo avrebbe accesso ai messaggi e alle e-mail della popolazione.
Inoltre, le spie svizzere starebbero immagazzinando molte più informazioni di quanto promesso al momento dell’introduzione della nuova legge sull’intelligence. La SIC nega queste accuse.
“Dall’entrata in vigore della legge sull’intelligence nel 2017, il traffico internet delle cittadine e dei cittadini svizzeri è stato analizzato su vasta scala. Inoltre, tutti i dati vengono registrati in vista di possibili ricerche retroattive”, si legge.
Il Governo starebbe anche violando la protezione delle fonti dei giornalisti e il segreto professionale degli avvocati.
La revisione della legge federale
In occasione della revisione della legge federale nel 2016Collegamento esterno, il consigliere federale Guy Parmelin, all’epoca responsabile della sicurezza, promise il totale rispetto della sfera privata della popolazione. “In questo modo sarà possibile penetrare in alcuni computer, anche in un contesto privato, purché siano soddisfatte tutte le condizioni”, spiegò all’epoca.
L’obiettivo di questa legge, approvata dal 65% della popolazione, è quello di utilizzare le nuove tecnologie di comunicazione per combattere il terrorismo. In particolare, consente di collegarsi ai cavi e alle fibre dei vari operatori e quindi di decriptare gli scambi effettuati su Internet.
Alla televisione pubblica svizzera di lingua francese RTS, Gerhard Andrey, parlamentare del partito dei Verdi del Canton Friburgo, ha sottolineato che questo scenario era stato sollevato nel 2016. Oggi ha ribadito le sue preoccupazioni e il suo scetticismo sulla raccolta di questi dati da parte della SIC, che a suo avviso è sproporzionata e incompatibile con i principi dello Stato di diritto in una democrazia come la Svizzera. “L’intervento è troppo massiccio e il guadagno è troppo scarso”, afferma.
I servizi segreti negano queste affermazioni
Contattata dalla RTS, il SIC nega tutte le affermazioni contenute nell’articolo di Republik: “Il Servizio delle attività informative della Confederazione non è in alcun modo impegnato in una sorveglianza generalizzata. Tutte le attività del SIC sono soggette a un rigoroso controllo a vari livelli del Governo, del Parlamento e dell’amministrazione”.
Sono state espresse anche altre preoccupazioni riguardo all’hacking di questi dati. Steven Meyer, direttore di ZENData ed esperto di cybersicurezza, spiega i suoi timori: “Dato che altre istituzioni nazionali sono già state vittime di hacking dei dati, come possiamo essere sicuri che saranno adeguatamente protetti in modo che un altro governo o dei criminali non possano accedervi?”.
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