Il presidente Cassis festeggiato nel suo Ticino
Nove mesi dopo l'entrata in carica alla guida del Consiglio federale, Ignazio Cassis ha finalmente avuto la celebrazione nel cantone di origine. Il viaggio in festa da Airolo a Lugano.
Con nove mesi di ritardo a causa della pandemia, la città di Lugano e tutto il cantone Ticino hanno festeggiato oggi il presidente della Confederazione Ignazio Cassis. Il consigliere federale è stato accolto dalla popolazione in Piazza Riforma a Lugano al suono dei tamburi.
Eletto presidente della Confederazione l’8 dicembre 2021, a causa della delicata situazione pandemica, Ignazio Cassis non ha avuto la consueta cerimonia che i cantoni tengono nel momento dell’investitura di un consigliere federale di lì originario.
La cronaca del viaggio:
Dopo un benvenuto alla stazione di Lugano con l’accompagnamento musicale di tre suonatori di corno, Cassis è stato accolto in Piazza Riforma con i discorsi del sindaco della città, Michele Foletti, e del presidente del Governo ticinese, Claudio Zali. “Il Ticino aspettava questo momento dallo scorso dicembre”, ha dichiarato il consigliere di Stato.
L’accoglienza e l’arrivo a Lugano:
Motta e Cotti “difensori della diversità”
“Festeggiamo la pluralità di questo Paese”, ha detto il protagonista odierno nel discorso che è seguito. Nel suo intervento, il presidente della Confederazione ha voluto volgere lo sguardo anche al passato, ricordando i presidenti ticinesi della Confederazione Giuseppe Motta e Flavio Cotti. Entrambi erano “difensori della diversità”, ha detto Cassis.
L’intervista al TG di oggi:
Un difficile anno da presidente
Dicembre 2021: le Camere riunite eleggono alla presidenza della Confederazione Ignazio Cassis. Un uomo che parla e sogna in italiano. L’ultima volta che era successo eravamo sul finire del secolo scorso, con Flavio Cotti.
Nonostante il tanto tempo passato, il Ticino dovrà però aspettare per festeggiare: il Covid impone le sue regole al Paese. Le celebrazioni sono posticipate. Un piccolo inciampo, perché l’anno di Cassis inizia bene: è lui; che dopo due anni di pandemia, può finalmente dire agli Svizzeri: “Liberi tutti!”.
Seguono otto giorni spensierati e poi… e poi la guerra ritorna in Europa. La Russia invade l’Ucraina. L’Occidente si schiera dalla parte degli aggrediti.
Il Consiglio federale prima decide di restate alla finestra: condanna l’attacco ma non aderisce alle sanzioni, subisce tante critiche e nel giro di qualche ora cambia idea. Il mondo plaude, evidentemente Russia esclusa, che ci mette sulla lista dei nemici. Nel Paese comincia un acceso e doloroso dibattito attorno alla neutralità.
E così non è da tutti vista di buon occhio la partecipazione del presidente a una manifestazione pro-Ucraina su Piazza Federale, nonostante in collegamento ci sia niente meno che il presidente ucraino Zelensky.
La guerra e le sue conseguenze diventano il tema principale dall’azione di Governo, nel cassetto finiscono altri dossier importanti, come quelli con l’Europa. Anzi a Davos per il WEF, Cassis dice di non averne quasi parlato con Ursula von der Leyen, le priorità sono già altre: l’organizzazione della conferenza internazionale sulla ricostruzione dell’Ucraina. Ad inizio luglio, Lugano è su tutti i mezzi di informazione del globo.
Un evento internazionale che fa il paio con l’altro momento che entrerà nei libri di storia: solo qualche settimana prima, a New York, la Svizzera viene eletta nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, laddove si prendono le decisioni che contano, anche le azioni militari.
Un altro passo, per i critici, che ci allontana dalla neutralità, ormai diventata il vero leitmotiv di quest’anno: Cassis commissiona un rapporto e conia il termine di “neutralità cooperativa”. Ma il Governo non ne vuole sapere.
Questo fin qui l’album fotografico dell’anno presidenziale di Cassis, ma alla fine dell’anno mancano ancora tre mesi… altri scatti si aggiungeranno.
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