Se l’italianità in generale continua a godere di vaste simpatie nella Confederazione, non può dirsi la stessa cosa delle Case d’Italia disseminate in vari cantoni.
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tvsvizzera/spal con RSI (Quotidiano del 5.1.2018)
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Punti d’aggregazione di emigrati queste sedi hanno rappresentato per decenni un contatto privilegiato con la madrepatria e un luogo dove era possibile incontrare compatrioti e frequentare scuole e istituti di lingua e cultura italiana. Al loro interno erano ospitate associazioni ricreative e culturali ma anche servizi consolari e organizzazioni sociali che offrivano sostegno ai nuovi arrivati.
Finite le grandi ondate migratorie dalla penisola le Case d’Italia stanno vivendo un cambio generazionale e sono confrontate con le politiche di risparmio promosse da Roma che hanno portato in alcuni casi, ad esempio a Lucerna e Locarno, alla vendita degli edifici e alla loro chiusura.
Non è questo il caso di Zurigo dove però lo stabile di Erismannstrasse 6 è attualmente inagibile per i lavori di ristrutturazione, dopo oltre 80 anni di attività. Quando riaprirà i circa 250 studenti potranno continuare a seguire i corsi della scuola bilingue e biculturale, dalla scuola d’infanzia alla maturità liceale.
Ma, come detto, non in tutti i cantoni queste sedi sopravvivono ai tagli decisi a Roma. Lo stesso edificio consolare di Lugano in Via Ferruccio Pelli è stato messo in vendita, anche se per il momento mancano gli acquirenti.
E per gli italiani di seconda e terza generazione che non hanno fatto ritorno nel Belpaese si stanno inesorabilmente riducendo gli spazi a loro disposizione nella Confederazione.
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