“In caso di guerra, la Svizzera resisterebbe un paio di settimane”
Ad asserirlo, in un'intervista di oggi al Tages-Anzeiger, è il capo dell'esercito svizzero Thomas Süssli.
In caso di guerra le forze armate svizzere potrebbero – come in passato – resistere solo poche settimane. Nulla è cambiato in tal senso negli ultimi due anni, dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina.
È quanto emerge da un’intervista del capo dell’esercito Thomas Süssli, che invita anche gli svizzeri e le svizzere a prepararsi a un allargamento della guerra in Europa.
“Mancano artiglieria blindata e carri armati”
“La capacità di resistenza è composta da diversi elementi”, spiega il 57enne in un’intervista pubblicata oggi dal Tages-Anzeiger. “Uno è il fattore umano: dalla deflagrazione della guerra abbiamo addestrato sempre di più le reclute per renderle capaci di una difesa tradizionale. E poi c’è il fattore materiale: non siamo ancora riusciti ad equipaggiare completamente l’esercito e a rifornire i depositi di munizioni”.
Secondo Süssli quindi “nulla è cambiato” rispetto alle sue dichiarazioni del marzo 2022Collegamento esterno: richiesto di definire il periodo di tempo in cui la Svizzera sarebbe stata in grado di combattere una guerra difensiva da sola, all’epoca aveva risposto: “con le nostre attuali risorse, sarebbe finita dopo un paio di settimane”.
Oggi il comandante di corpo (equivale a un generale a tre stelle in altri eserciti) ribadisce che le forze armate non sono pronte per un conflitto – mancano artiglieria blindata e carri armati – e parla di una situazione “seria”. “Il fatto che il contesto di sicurezza in Europa si stia deteriorando a tal punto e che le condizioni finanziarie della Confederazione siano allo stesso tempo così tese è probabilmente senza precedenti nella storia recente”.
La Svizzera non si può considerare isolata
Come vede il rischio di guerra per la Svizzera – chiedono gli intervistatori – dopo due anni di guerra in Ucraina? “Non si può guardare alla Svizzera in modo isolato”, argomenta il graduato. “La domanda è: qual è la visione generale in Europa? Due settimane fa ho parlato con i capi dell’esercito di altri Paesi. Tutti temono un peggioramento della situazione. La Svizzera fa parte dell’architettura di sicurezza europea e potrebbe quindi essere coinvolta”.
Altri sviluppi
L’esercito svizzero ha bisogno di più leve
“La Russia è passata sistematicamente a un’economia di guerra. È difficile invertire questa tendenza”, prosegue l’alto ufficiale al momento al centro di forti critiche per la vicenda dei problemi di liquidità miliardari in cui si dibatte l’esercito svizzero. “Attualmente la Russia produce più materiale bellico rispetto a prima della guerra, compresi missili balistici e di precisione. E ha anche cambiato la sua narrativa. Non stiamo più parlando di un”operazione speciale’: si tratta invece di una guerra contro l’Occidente. Questi sono segnali allarmanti di un’escalation che potrebbe andare oltre l’Ucraina”.
“Ribadisco, facciamo parte dell’architettura di sicurezza dell’Europa”, insiste l’intervistato che è diventato ufficiale di professione nel 2015. “Oggi molte minacce avvengono nel cyberspazio. Non si può escludere che anche la Svizzera ne sia colpita. La minaccia più probabile oggi viene da lontano: attacchi informatici, attacchi alle infrastrutture critiche e armi impiegate a distanza”.
“Oggi la Svizzera è poco protetta”
La Svizzera è protetta contro queste aggressioni? “Oggi la Svizzera è poco protetta”, risponde Süssli. “Proprio per questo stiamo acquistando il sistema missilistico Patriot. A partire dal 2030, questo sistema ci permetterà di difenderci dalle minacce a lungo raggio, come missili balistici, missili da crociera e droni. Un nuovo sistema missilistico per la difesa aerea a medio e corto raggio è nella lista degli acquisti.”
+ Berna di nuovo vittima di attacchi informatici russi
Circa tre settimane or sono il comandante in capo dell’esercito svedese ha usato parole drastiche per invitare la popolazione a prepararsi alla guerra, si tratta di allarmismo? “Se considero il mio dialogo con i comandanti delle forze armate straniere, tutti hanno una valutazione simile della minaccia. Sono tutti d’accordo sul fatto che potrebbe esserci un’escalation. La Svezia e altri paesi stanno preparando le loro popolazioni a questa eventualità”. Quale messaggio dare quindi agli svizzeri? “Direi: dobbiamo prepararci alla possibilità che la guerra si diffonda in Europa”.
Meno di 35’000 i soldati pronti all’impiego
E la Confederazione è lungi dall’essere pronta. “Già solo il materiale che abbiamo non è sufficiente per tutte le unità. Se domani ci fosse una mobilitazione, saremmo in grado di equipaggiare completamente solo un terzo dell’esercito. Dobbiamo cambiare anche questo”. In altre parole le forze armate hanno 100’000 soldati a disposizione, ma solo un terzo sarebbe pronto per l’impiego in caso di guerra? “In realtà, sì”, risponde Süssli. “Possiamo equipaggiare completamente solo due dei nostri sei battaglioni di blindati, una delle quattro divisioni di artiglieria e sei dei 17 battaglioni di fanteria”, conclude.
Nuovi acquisti in vista
Malgrado la penuria di liquidità pubblicamente emersa di recente il capo dell’esercito svizzero Thomas Süssli intende pertanto procedere all’acquisto di nuove armi. L’alto graduato sta valutando l’idea di chiedere al parlamento il ricorso a cosiddetti crediti d’impegno.
Altri sviluppi
L’esercito smentisce il buco finanziario, ma parla di problemi di liquidità
Questa mossa consentirebbe di entrare più rapidamente nella lista d’attesa dei produttori, ricevendo e pagando le armi in un secondo momento, ha spiegato il comandante di corpo in un’intervista alla radio SRF. Questo perché l’industria bellica è alla prese con molte commesse e i tempi di consegna sono di conseguenza lunghi.
Il 57enne ritiene che gli investimenti nelle truppe di terra siano essenziali: ma a causa dei suoi problemi di liquidità le forze armate non saranno in grado di effettuare ulteriori investimenti importanti in questo settore fino agli anni 2030, ha messo in guardia l’alto ufficiale che è diventato professionista nel 2015, mentre in precedenza ha lavorato fra l’altro per UBS e Credit Suisse.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.