In vacanza sulle orme dei someggiatori tra Italia e Svizzera
Per oltre mezzo millennio alimenti e merci di vario genere passavano le Alpi a dorso di muli. Oggi l'esperienza si rivive una volta all'anno lungo la Sbrinz Route.
Guidati da Daniel Flühler, l’organizzatore della Sbrinz Route, lo scorso 20 agosto un gruppo di un centinaio tra persone e animali è partito da Stans, nel Canton Nidvaldo: sette giorni più tardi, e 150 chilometri più a sud, la carovana è arrivata a destinazione. Nel mezzo, tre passi alpini: lo Jochpass, il Grimselpass e il Griespass.
“Perché lo facciamo? Per me è un hobby, oltreché un lavoro – spiega Flühler – mentre per chi partecipa è una vacanza, un momento di relax”. Ragioni di certo diverse da quelle che, fin dal Medioevo, spinsero i someggiatori ad attraversare le Alpi lungo quello stesso sentiero.
“La città di Berna nacque verso la fine del XII secolo e, fin da subito, conobbe una notevole fortuna” ricorda Enrico Rizzi, storico italiano autore del volume Storia della valle Formazza, in cui ripercorre anche le vicende della via commerciale attraverso il Griespass. “Presto, Berna cercò una via commerciale alternativa al San Gottardo”, trovando nella via del Gries, proprio lungo la direttrice Milano-Berna, una valida opportunità.
Per formalizzare la nascita dell’arteria mercantile transalpina, il 12 agosto del 1397 a Münster, oggi frazione di Goms (Canton Vallese) si riunirono “gli ambasciatori della città di Berna, del monastero di Interlaken, della valle di Hasli, dei villaggi del Goms dipendenti dalla parrocchia di Münster, della valle Formazza e della val d’Ossola”.
Vino, formaggio e…
Se, da un lato, Berna era interessata a sviluppare una rotta commerciale che la vedesse protagonista, dall’altra i benefici dell’accordo riguardavano anche i mercanti lombardi, desiderosi di far viaggiare le proprie merci verso nord. Panni, tele, fustagni e sete, ma anche armi, utensili agricoli, sale, granaglie, carta e spezie, viaggiavano via acqua da Milano fino a Domodossola, prima sui Navigli, poi sul Ticino, quindi sul lago Maggiore e infine risalendo la Toce. Da lì in avanti, toccava a muli e someggiatori.
Già, i someggiatori: veri e propri corrieri ante-litteram, incaricati di condurre le bestie da soma cariche di merci da una parte all’altra delle Alpi, in particolare verso Berna e verso Lucerna, per poi, naturalmente, far ritorno in val Formazza e in val d’Ossola altrettanto carichi di prodotti. “I mercanti non tornavano mai con i muli vuoti”, ricorda Rizzi. “Da sempre, da nord, hanno portato indietro carne, pelli e naturalmente formaggi”. Tra questi, il famoso Sbrinz.
Lungo la via del Gries non transitavano però soltanto i prodotti dei mercanti lombardi. Tappa dopo tappa, infatti, il carico di merci si arricchiva: dalla val d’Ossola, ad esempio, partiva il vino. “Veniva venduto tutto al di là delle Alpi – ricorda Rizzi – perché nelle città lombarde sarebbe potuto essere trasportato unicamente lungo i fiumi, ma d’inverno non vi era sufficiente acqua per far navigare le imbarcazioni. Non si poteva però neppure attendere la primavera per consumare quel vino: non sarebbe durato, essendo stato ottenuto da uve colte ancora acerbe a causa delle condizioni climatiche della montagna”.
E poi riso, frumento, segale, miglio, avena, spezie, sale: attraverso il passo del Gries, a quasi 2’500 metri di quota, nel tempo sono passati alimenti di ogni genere e persino alcune opere d’arte religiosa, salvate dalla distruzione iconoclasta ai tempi della Riforma protestante. Poi, verso la fine dell’Ottocento e con l’apertura della ferrovia del San Gottardo, la lunga epoca della someggiatura giunse al termine. Una pagina di storia, lunga più di mezzo millennio, che ogni estate rivive lungo il sentiero percorso da un gruppo di escursionisti accompagnati da cavalli, asini e muli.
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