Come possono sparire dai tre ai quattro miliardi di dollari? E come mai in questo "buco nero" è precipitata la BSI, la più grande e antica banca della Svizzera Italiana, che deve sparire per decisione dell'Autorità svizzera di vigilanza dei mercati finanziari (FINMA), che, con un provvedimento senza precedenti nella storia nazionale, ha accusato la banca di "gravi violazioni delle regole contro il riciclaggio"?
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Aldo Sofia
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Per dare una risposta allo scandalo che nel maggio dello scorso anno provocò un autentico terremoto sulla piazza finanziaria del Ticino, travolgendo uno degli Istituti bancari più frequentati dalla clientela italiana, il settimanale della Radiotelevisione svizzera “Falò” ha dovuto indagare a lungo e in diversi paesi, fino in Asia. Già, perché è in Malesia e nella città-Stato di Singapore che questa storia nasce, si sviluppa, attraversa diverse nazioni, e approda nella Confederazione, tessendo una delle pagine nere della finanza internazionale.
Fondo sovrano inventato
Un fondo sovrano inventato per incrementare la crescita economica del paese, un primo ministro sospettato di essersi servito dello stesso fondo per intascare mazzette milionarie, un giovane finanziere asiatico che a soli trent’anni, anch’egli accusai di aver sottratto centinaia di milioni dallo stesso fondo, diventa famoso anche per le sue feste e per la produzione negli Stati Uniti di un film molto noto, “The Wolf of Wall Street”, protagonista Leonarado di Caprio, film premiato col prestigioso Golden Globe: storia vera di un investitore di Wall Street che opera fra mega-imbrogli, ricchezze nate dal nulla, fiumi di cocaina.
La banca ticinese
E BSI in tutto questo? È la banca di cui gli organizzatori della truffa di servono per le loro operazioni, con l’apertura di conti di comodo, che in realtà servono a depistare e nascondere le piste dell’illegale flusso miliardario. Il tutto avviene grazie alla complicità di un piccolo gruppo di collaboratori infedeli nella sede BSI di Singapore. Ma anche grazie al fatto che, secondo FINMA, sia in Asia sia nella casa madre di Lugano, la dirigenza della banca non ha esercitato la prevenzione del rischio, un obbligo per gli istituti bancari per evitare di essere il canale di operazioni di riciclaggio e malversazione. Tanto più che, in questo caso, BSI ha incassato per diversi anni somme spropositate per il servizio reso, come documenta l’indagine del settimanale della Radiotelevisione della Svizzera Italiana.
Inchieste in corso
In attesa che le inchieste in corso chiariscano responsabilità singole o dei vertici di quella che si può chiamare l’ex BSI (nel frattempo acquistata dalla zurighese EFG). In effetti, sono due le indagini ancora aperte in Svizzera (altre lo sono a Singapore e negli Stati Uniti): quella della FINMA nei confronti di due importanti manager della banca all’epoca dei fatti, e quella del Ministero pubblico della Confederazione contro la la dirigenza. Il tutto mentre alcune centinaia di innocenti collaboratori della banca, e non solo in Ticino, saranno costretti a rimanere a casa.
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