La chiusura notturna di tre valichi di frontiera ticinesi fa parte di un progetto pilota e sarà mantenuta. Lo ha dichiarato all'ats il portavoce del Dipartimento federale delle finanz Roland Meier. Nel frattempo il consigliere di stato ticinese Norman Gobbi chiarisce in modo inequivocabile il punto di vista suo e del Governo ticinese.
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tvsvizzera.it/fra con RSI
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Ieri l’ambasciatore svizzero a Roma Giancarlo Kessler era stato convocato d’urgenza al Ministero degli esteri italiano per dare spiegazioni sulla misura presa da parte elvetica, nonché sulle dichiarazioni che avevano accompagnato la decisione.
“Non c’è alcun motivo per interrompere tale fase pilota”, ha aggiunto Meier. Questo progetto fa seguito a una mozione della consigliera nazionale Roberta Pantani (Lega/TI). Il Consiglio federale ha deciso di attuare a titolo sperimentale la chiusura notturna dei tre valichi. Le autorità italiane ne sono state informate già nel marzo 2016, quando il provvedimento era ancora allo stadio di pianificazione, ha spiegato Meier. L’informazione è stata trasmessa dal ministro degli affari esteri svizzero Didier Burkhalter all’allora suo omologo Paolo Gentiloni, oggi premier italiano.
Fase sperimentale
Questa fase sperimentale deve permettere di raccogliere informazioni su eventuali effetti di una chiusura a più lungo termine, in particolare sul passaggio della frontiera durante la notte. I valichi interessati sono quelli di Novazzano-Marcetto, Pedrinate e Ponte Cremenaga. La chiusura di questi piccoli posti di frontiera avviene quotidianamente dalle 23.00 alle 05.00.
Ieri sera l’ambasciatore Kessler aveva già sottolineato che si trattava “di una misura temporanea e sperimentale, che andrà presto rivista nel quadro di un ulteriore miglioramento della collaborazione fra forze di sicurezza, alla luce dell’accordo vigente fra le polizie dei due Paesi”. Inoltre, ieri, da parte italiana è stata nuovamente ribadita la richiesta di pervenire nel più breve tempo possibile al superamento delle procedure di controllo del casellario giudiziario, “che si applicano nei confronti dei soli lavoratori frontalieri italiani”. “Come riconosciuto da parte svizzera, esse rappresentano una violazione dell’accordo sulla libera circolazione”, aveva affermato il Ministero degli esteri italiano.
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