I prezzi sono tornati a salire il mese scorso, a un livello superiore rispetto alle previsioni delle e degli analisti. Si riduce il divario con l'Eurozona.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
A fine dicembre l’inflazione su base annua si è attestata all’1,7%, a fronte dell’1,4% di novembre – che è stato il valore minimo degli ultimi due anni – e all’1,7% già registrato in settembre e ottobre, ma in alcuni settori, come alimentare e alloggio, l’aumento è stato più elevato (+3,3%). Le previsioni indicavano invece un incremento fra +1,4% e +1,6%. Nell’insieme del 2023 il rincaro medio è ammontato al 2,1%.
Secondo quanto pubblicato lunedì dall’Ufficio federale di statistica (UST), nel dodicesimo mese dell’anno appena concluso l’indice dei prezzi al consumo si è attestato a 106,2 punti. A livello mensile i prezzi sono invece rimasti invariati (le attese erano comprese fa 0,0% e -0,3%).
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I dati nel dettaglio
Secondo gli esperti e le esperte dell’UST, la sostanziale stabilità dell’indice rispetto al mese precedente è il risultato di tendenze opposte che si sono compensate a vicenda: i prezzi del settore alberghiero, dei trasporti pubblici e dei trasporti aerei sono aumentati, mentre sono invece diminuiti quelli del carburante, dell’olio da riscaldamento, come pure quelli dei medicamenti e dei viaggi forfetari internazionali.
L’evoluzione dei prodotti alimentari mostra un calo dello 0,7% su base mensile e un aumento annuo del 3,3%, analogamente all’andamento delle spese abitative ed energetiche (rispettivamente -0,1% e +3,3%).
Nel confronto con il mese precedente, a dicembre i prezzi dei prodotti indigeni sono saliti dello 0,3%, mentre quelli dei prodotti importati sono scesi dello 0,7% (su base annua i primi segnano +2,3%, i secondi -0,2%).
Negativa ancora sino al marzo 2021, l’inflazione è salita sensibilmente in Svizzera, arrivando a toccare un picco del 3,5% nell’agosto 2022, per poi tornare a calare lievemente e chiudere il 2022 con un dato medio del 2,8%, il massimo da 30 anni. Nel 2023 l’apice è stato osservato in febbraio: +3,4%.
L’indicatore in dicembre è rimasto a livelli inferiori a quelli osservati in diversi altri paesi, ma lo scarto non è più così ampio come in passato: nell’intera Eurozona il rincaro si è attestato al 2,9%, in progressione dal precedente 2,4%. Negli Stati Uniti in novembre (ultimo dato disponibile) l’inflazione era all’3,1%.
Come noto l’efficacia dell’indice dei prezzi al consumo nell’illustrare il costo della vita percepito dai consumatori è peraltro spesso al centro di grandi discussioni in Svizzera: il tasso calcolato dall’istituto federale di Neuchâtel non contempla infatti i premi dell’assicurazione malattia di base, un fattore di spesa che è in forte progressione nei bilanci delle famiglie elvetiche da diversi anni a questa parte.
La politica della BNS
I timori riguardanti l’inflazione sono condivisi soprattutto dalla Banca nazionale svizzera (BNS), che persegue come obiettivo strategico la stabilità dei prezzi, vale a dire un rincaro annuo compreso tra lo 0 e il 2%.
Dopo aver mantenuto il tasso di riferimento fermo in zona negativa per oltre sette anni, a partire da 18 mesi a questa parte l’istituto monetario ha proceduto a cinque aumenti del tasso guida nello spazio di poco più di un anno, operando un primo rialzo il 16 giugno 2022 (da -0,75% a -0,25%), un secondo il 22 settembre 2022 (da -0,25% a +0,50%), un terzo il 15 dicembre 2022 (da +0,50% a +1,00%), un quarto il 23 marzo 2023 (da +1,00% a +1,50%) e un quinto il 22 giugno 2023 (da +1,50% a +1,75%). Il tasso è così salito al livello più elevato dal 2009, dove è stato confermato anche lo scorso 21 settembre e il 14 dicembre, quando non vi sono state variazioni. La novità scaturita dall’ultima riunione è stata il fatto che la BNS non ha più menzionato ulteriori inasprimenti della politica monetaria. L’istituto procederà alla prossima analisi della situazione il 21 marzo.
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