L’inflazione in Svizzera resta elevata, ma non accelera, a differenza del resto dell’Europa e degli Stati Uniti. Il 3,4% registrato nella Confederazione a luglio (uguale al tasso registrato a giugno) è elevato se comparato alla recente storia elvetica, ma resta relativamente basso nel confronto internazionale.
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La Confederazione sta vivendo un periodo di inflazione alta (nel mese di luglio il rincaro è stato del 3,4%, un tasso immutato rispetto a giugno), ma si tratta di cifre relativamente basse se confrontate al resto dell’Europa e degli Stati Uniti.
Si tratta comunque di cifre molto alte per gli standard storici elvetici: quello registrato a giugno e luglio dall’Ufficio federale di statistica è il tasso più elevato degli ultimi 30 anni.
Il fatto che questo tasso non stia accelerando come altrove è una buona notizia solo relativamente: non sta nemmeno diminuendo, a conferma di una tendenza che dura ormai da tempo. Luglio è infatti il 19esimo mese consecutivo in cui il dato non scende.
Una situazione che sta portando diversi commercianti ad adattare i propri prezzi al rincaro. In primis i professionisti che lavorano con grano e farine.
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Il 3,4% della Confederazione rispecchia comunque una situazione migliore rispetto all’Eurozona, dove il rincaro medio nel mese che ci siamo appena lasciati alle spalle è stato dell’8,9%, ossia il dato più alto da quando è stata introdotta la moneta unica. Ancora più seria è la situazione negli Stati Uniti (9,1%, il tasso più alto dal 1981) e nel Regno Unito (9,3%).
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