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Guatemala come Pompei

È stata una catastrofe simile a quella di Pompei: il Volcan de Fuego, attivo nel sudovest del Guatemala, è esploso nella sua eruzione più violenta in oltre 40 anni, seppellendo sotto ceneri e lava interi paesi e causando la morte di almeno 50 persone.

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Ma i soccorritori sono ancora al lavoro e si teme che il bilancio finale sia molto più grave. Tutto è iniziato alle 11 del mattino di domenica (le 19 in Svizzera), quando il livello di attività del vulcano è aumentato in modo drammatico, con una colonna di ceneri che ha raggiunto i 10 mila metri. Un’ora dopo è iniziata l’eruzione vera e propria, e due ore dopo il flusso piroclastico ha superato gli argini della cosiddetta Barranca Grande, che incanalava la colata lavica, spargendo morte e distruzione dei dintorni della montagna.

Con temperature fra i 900 e 1200 gradi, la colata ha letteralmente sepolto alcuni piccoli paesi annidati sui fianchi del Volcan de Fuego, mentre le ceneri prodotte dall’eruzione hanno raggiunto un perimetro di 20 chilometri intorno al vulcano, obbligando le autorità a chiudere l’aeroporto di Città del Guatemala. 

Secondo il bilancio ufficiale diffuso dal Conared, i morti accertati finora sono 33, ai quali bisogna aggiungere 46 feriti, 3.265 evacuati e 1.689 persone accolte nei rifugi, ma i media locali parlano già di oltre 50 vittime e temono il peggio. Fonti dei pompieri citate dal quotidiano Prensa Libre, per esempio, indicano che nella piccola località di San Miguel de los Lotos, sepolta dalle ceneri e dalla lava, sarebbero stati ritrovati altri 29 corpi, fra i quali quelli di vari bambini.

Cordoglio del Papa

Il Papa è “profondamente rattristato” per le vittime a seguito dell’eruzione del vulcano in Guatemala. Il pontefice esprime la sua vicinanza ai familiari delle vittime e ai feriti. È quanto si legge in un telegramma inviato, a nome del Papa, dal Segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, al Nunzio apostolico in Guatemala, mons. Nicolas Thevenin.

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