Lo scandalo Dieselgate ha coinvolto oggi, con modalità differenti, tre marchi storici europei, Audi, Fiat e Renault.
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tvsvizzera/spal con RSI (TG del 15.3.2017)
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Le autorità giudiziarie tedesche in mattinata hanno effettuato perquisizioni nella sede centrale dell’Audi a Ingolstadt (Baviera), proprio mentre era in corso la conferenza stampa annuale tenuta dal ceo della casa automobilistica Rupert Stadler sui risultati finanziari del marchio.
Ma accuse in merito a presunti valori delle emissioni dei motori diesel taroccati giungono anche dalla Francia dove il quotidiano Libération chiama in causa il primo costruttore transalpino Renault.
Il giornale, che sostiene di aver consultato documenti riservati del Ministero dell’economia francese inviati alla procura di Parigi in dicembre, ritiene che la casa automobilistica abbia installato su alcuni motori diesel un dispositivo per falsare i test anti-smog, in particolare regolando il motore in modo da ridurre le emissioni di ossido d’azoto (NOx) durante le pratiche di omologazione.
Il rapporto, che prende di mira le motorizzazioni dei modelli Talisman, 4z4 Kadjar, Renault Capture e Clio IV, sostiene che il costruttore segua da 7 anni strategie fraudolente legate alle norme anti-inquinamento.
Da parte loro i vertici della Renault, che lamentano il fatto di non aver avuto accesso alla documentazione che li riguardano, ribadiscono che le loro auto “non sono equipaggiate con software fraudolenti”.
Su un altro piano Germania e Italia hanno trovato un’intesa, con la mediazione della Commissione Ue, sulle misure per il modello della Fiat 500X 2.0L che secondo Berlino non sarebbe a norma. Le contestazioni tedesche non riguardavano la conformità dell’auto alle disposizioni di omologazione, che è una competenza dei singoli Stati, ma i rimedi necessari in caso vengano accertate emissioni di ossido d’azoto illegali.
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