Frontalieri, voto su libera circolazione “ininfluente”
Intervista allo storico Paolo Barcella sui possibili impatti dei recenti fatti di cronaca sui lavoratori italiani impiegati nella Confederazione.
I lockdown e la chiusura delle frontiere in seguito alla pandemia di coronavirus, il voto in Svizzera sulla libera circolazione dei cittadini dell’Unione Europea e l’accelerazione improvvisa dei negoziati sulla fiscalità dei frontalieri tra Berna e Roma sono tre fattori che si sono imposti nella cronaca di questo periodo.
Eventi sanitari e politici hanno condizionato il mondo del lavoro, con ricadute sui rapporti tra Svizzera e i paesi vicini, in particolare l’Italia.
“Il voto di domenica non cambia il quadro attuale in modo significativo, i Bilaterali sono in vigore da quasi vent’anni e hanno già mutato le condizioni del lavoro pendolare.”
Riguardo specificamente i pendolari transfrontalieri, che dalle province si recano quotidianamente nella Confederazione a svolgere la loro attività professionale, si sono imposte negli scorsi mesi inedite modalità di lavoro (telelavoro) e il quadro giuridico-istituzionale in pieno movimento apre nuove prospettive i cui contorni non sono ancora del tutto definiti.
Di alcune di questi argomenti, che accomunano le collettività ai due lati della frontiera, abbiamo interpellato lo studioso Paolo Barcella (Università di Bergamo), che ha al suo attivo diverse pubblicazioni sull’emigrazione italiana in Svizzera – da ultimo il volume “I frontalieri in Europa. Un quadro storico” (Biblion-Milano 2019) – per ricondurre i recenti fatti di cronaca all’interno di una cornice storica coerente che possa contribuire a una loro migliore comprensione.
tvsvizzera.it: Quali peculiarità individua nel frontalierato italiano in Svizzera rispetto a quanto avviene nel resto dell’Europa?
Paolo Barcella: La qualità del lavoro pendolare internazionale dipende dalle specifiche dinamiche interne alle economie regionali di cui attraversa le frontiere.
In questo senso, non è sufficiente individuare la presenza di un consistente numero di pendolari internazionali in regioni diverse per credere che ci siano analogie tra quelle regioni, o per affermare che probabilmente le regioni in questione subiscano lo stesso impatto avendo analoghe percentuali di quei lavoratori. In ogni regione di frontiera troviamo tipologie di lavoro pendolare internazionale specifico.
In Ticino abbiamo frontalieri “vecchi” e “nuovi”, oltre che “lavoratori notificati”, che si inseriscono in quantità massiccia nel mercato del lavoro, con un impatto molto rilevante e di segno ambivalente: da un lato, costituiscono un importante fattore economico, tanto che alcuni settori dipendono totalmente dal frontalierato. Dall’altro, si genera stress nel mercato del lavoro più di quanto accada in altre regioni elvetiche o europee.
tvsvizzera.it: Che impatto ha avuto l’emergenza pandemica e la temporanea chiusura (parziale) delle frontiere sul fenomeno del pendolarismo transfrontaliero?
Paolo Barcella: La pandemia ha avuto conseguenze importanti sul pendolarismo internazionale. Quando nel mese di marzo si andò concretizzando la possibilità di una chiusura della Lombardia, in Ticino qualcuno reagì con allarmismo. Cosa sarebbe successo se, per esempio, il personale sanitario italiano fosse davvero rimasto “a casa sua”? Sarebbe mancato il 20% del personale sanitario operativo nel Cantone.
Poi il governo italiano autorizzò l’attività dei frontalieri e in Ticino si tirò un sospiro si sollievo. Nei momenti più critici sono aumentati i controlli e in dogana si sono prodotte code così consistenti da spingere alcuni lavoratori a rinunciare al lavoro temporaneamente: in Ticino, per qualche tempo, si è fermata l’edilizia che vive di frontalierato.
“Durante il lockdown il governo italiano autorizzò l’attività dei frontalieri e in Ticino si tirò un sospiro si sollievo.”
Ora occorrerà comprendere l’impatto della pandemia sul medio lungo periodo: per esempio, occorrerà valutare le conseguenze di un massiccio utilizzo del lavoro a distanza e adeguare le regole del lavoro.
tvsvizzera.it: Quali sviluppi potranno esserci dopo il chiaro voto di domenica scorsa in Svizzera (pur con il Ticino in controtendenza) sulla libera circolazione?
Paolo Barcella: Il voto di domenica non cambia il quadro attuale in modo significativo. Gli accordi bilaterali sono in vigore da quasi vent’anni e hanno già mutato le condizioni del lavoro pendolare, sul quale parallelamente ha influito il processo di precarizzazione delle condizioni di impiego e la diffusione del lavoro interinale.
Con il voto di domenica si è stabilito di mantenere le condizioni quadro. Ora ulteriori evoluzioni o trasformazioni dipenderanno da fattori di ordine economico e tecnologico, come il lavoro a distanza, oppure dalle eventuali fasi di depressione o di crescita economica che potranno colpire la Lombardia e le altre regioni del Nord Italia, favorendo maggiore o minore pressione in entrata.
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