L’italiano in Svizzera? Una grande passione
Anche al di là dei cantoni di lingua italiana, la lingua di Dante viene parlata da un gran numero di persone in Svizzera. Mentre però nelle scuole obbligatorie viene sempre più accantonata a favore di lingue più internazionali, i corsi d’italiano per adulti sono sempre molto gettonati. Tra le istituzioni culturali che ne offrono, la Società Dante Alighieri di Ginevra è una delle più antiche.
Secondo le più recenti statistiche federali, l’8% della popolazione svizzera è italofona. Un po’ meno della metà abita in Ticino e nel Grigioni italiano mentre il resto risiede nel resto del paese, nei cantoni francofoni e germanofoni. Qui l’italiano è arrivato soprattutto con l’immigrazione, è spesso trasmesso dai genitori e a volte lo si impara per interesse.
Parlare di quasi una persona su dieci che parla italiano è però un po’ riduttivo. Dai sondaggi più recenti è emerso infatti che il 42% della popolazione non italofona afferma di conoscere l’italiano, almeno passivamente.
Questo servizio è il primo di una serie dedicata al modo in cui l’italianità ha modellato la Svizzera tedesca e francese.
Oltre all’aspetto linguistico, proporremo via via altri reportage, che possono essere consultati aprendo questo link.
Una situazione che non sorprende più di quel tanto, dato che l’italiano è una lingua nazionale e secondo la “Legge federale sulle lingue nazionali e la comprensione tra le comunità linguistiche” Collegamento esternotutte le pubblicazioni ufficiali della Confederazione devono essere prodotte in tedesco, francese e in italiano. Nella cultura elvetica molti termini italiani, in particolare in ambito culinario, sono entrati a far parte del linguaggio comune sia in Svizzera tedesca che francese, dando una nota mediterranea alla vita tra le montagne.
A nord delle Alpi già nella seconda metà dell’Ottocento con le prime grandi migrazioni si è affermata la presenza italofona. Il vero e proprio boom si è però verificato dopo la Seconda Guerra Mondiale. Molti di questi lavoratori immigrati, pensando un giorno di ritornare in Italia, volevano che i loro figli studiassero in italiano. In realtà poi molte di queste persone sono rimaste in Svizzera, si sono integrate e i loro figli hanno progressivamente perso il contatto con la lingua italiana. Oggi, comunque, l’italiano continua ad essere vivo a nord del Gottardo, anche grazie alle nuove migrazioni.
L’insegnamento dell’Italiano
Per quanto riguarda l’insegnamento della lingua nelle scuole dei cantoni non italofoni lo scenario è molto vario. A seconda dei cantoni e del livello, l’Italiano viene insegnato come seconda o terza lingua straniera o come materia facoltativa. Nelle scuole secondarie però se i ragazzi sono liberi di scegliere, tendono a preferire lingue più internazionali come l’inglese e lo spagnolo all’italiano. Anche le eventuali origini italiane non sono più grande una motivazione a studiare l’Italiano.
Altri sviluppi
Italiano per tutti
Un consistente contributo alla salvaguardia dell’Italiano in Svizzera viene dato dai corsi di lingua e cultura italiana offerti dal Ministero degli affari esteri italiano, diffusi su tutto il territorio e integrati nella formazione a partire dalle scuole primarie. Nati negli anni ’70 spesso per iniziativa di associazioni e comitati di genitori migranti, i corsi sono stati regolamentati negli anni ’90 e oggi sono offerti da enti locali finanziati in parte dal Ministero e organizzati in collaborazione con il sistema scolastico locale che mette a disposizione le aule per i corsi. A partire dai sei anni, tutti i giovani residenti svizzeri che hanno un legame con la lingua italiana possono frequentarli gratuitamente e ricevere un attestato di frequenza nel curriculum scolastico.
Parallelamente gli svizzeri francesi e tedeschi più in là con gli anni si interessano all’apprendimento dell’Italiano per diletto e molte sono le scuole che oggi offrono corsi di lingua italiana. Accanto a istituti come la Scuola Migros, ci sono associazioni di italiani o istituzioni come l’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo, l’Unitre e la Società Dante Alighieri.
La Società Dante Alighieri
Creata da un gruppo di intellettuali guidati da Giosuè Carducci nel 1889 a Roma per preservare e coltivare la lingua italiana, la Società Dante Alighieri oggi conta circa 500 sedi in tutto il mondo. In Svizzera ce ne sono 20 sparse su tutto il territorio.
A Ginevra la società Dante Alighieri fu costituita nel 1906. Negli anni Trenta si distinse per la sua posizione d’indipendenza, anche finanziaria, dalla sede fascista di Roma, che voleva proporre un’immagine d’italianità con cui il comitato locale non concordava. La SDA di Ginevra fu quindi durante la Seconda Guerra Mondiale un luogo d’incontro per rifugiati italiani illustri, come Luigi Einaudi, secondo presidente della Repubblica Italiana.
Come ci racconta Caterina Di Biase, membro del comitato direttivo della SDA, la società promuove la lingua e la cultura italiana in Svizzera, offrendo corsi di lingua ed organizzando eventi culturali, spesso in collaborazione con le numerose associazioni delle regioni italiane attive a Ginevra, i Comites e il Consolato Italiano. Una delle più importanti manifestazioni è la settimana della lingua Italiana nel mondo, che lo scorso ottobre è stata dedicata al tema “parole e immagini”, con vari incontri e la mostra digitale “Figure per Gianni Rodari”Collegamento esterno.
Gli studenti sono circa cento all’anno e sono soprattutto ultracinquantenni che si avvicinano all’italiano per interesse culturale, ci spiega Caterina Di Biase, che è anche la direttrice dei corsi.
Imparano l’italiano perché vanno spesso in vacanza in Italia e vogliono conoscere meglio la popolazione locale, oppure per perché sono appassionati di letteratura, cinema e musica italiana e vogliono seguire meglio gli eventi culturali, in primis l’opera. Alcuni poi, figli d’immigrati italiani che da giovani hanno evitato l’italiano per integrarsi, riscoprono attraverso la lingua le loro radici.
Infatti, nel periodo più difficile della migrazione italiana, negli anni ’60 e ’70, l’italiano era visto come una lingua volgare, chiassosa e fastidiosa, parlata soprattutto dei lavoratori immigrati che vivevano nelle baracche. Col passare degli anni e con la progressiva integrazione dei lavoratori italiani, gli svizzeri hanno però riscoperto l’italiano come lingua della cultura, della moda, della gastronomia d’eccellenza. Una riscoperta che si è tradotta in un boom per le scuole come la Dante Alighieri, che durante gli anni ’90 aveva ben 300 iscritti.
Anche se oggi le cifre sono leggermente scese l’interesse per la lingua italiana in Svizzera è costante. Proprio mentre nelle scuole l’Italiano viene lasciato da parte a causa della sua presunta poca utilità nel mondo del lavoro, al di fuori del sistema scolastico tradizionale la lingua italiana appassiona un pubblico internazionale più maturo, che l’apprende per poter accedere a un patrimonio culturale che va ben oltre i confini della penisola.
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