L’attentato in Tagikistan rivendicato dall’Isis
L'aggressione mortale di domenica a un gruppo di cicloturisti lungo la strada del Pamir da parte di un gruppo armato è stata rivendicata dall'Isis.
L’attacco, nel quale sono morti quattro stranieri – tra i quali un cittadino svizzero -, è opera di “soldati dello Stato islamico” che lo hanno compiuto “in risposta agli appelli di prendere di mira cittadini di Paesi della coalizione”, indica un comunicato diffuso in mattinata dall’organo di propaganda jihadista Amaq.
Il testo non fornisce però dettagli e prove dell’operazione che possano attribuire con certezza il coinvolgimento dell’Isis nell’attentato. Da parte loro le autorità tagike hanno immediatamente rigettato la rivendicazione, attribuendo ogni responsabilità al Partito della rinascita islamica, formazione politica messa fuori legge nel 2015 ma ritenuta da osservatori internazionali di orientamento moderato.
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Svizzero ucciso in probabile attentato in Tagikistan
Per il ministero degli Interni il commando ha agito per ordine di Nossirkhudjy Ubaïdov e il blitz è stato condotto dal 33enne Hussein Abdussamadov, che è stato successivamente catturato e ha reso piena confessione.
Nell’ex repubblica sovietica sono state adottate negli ultimi tre anni misure radicali contro l’integralismo religioso, tra le quali i divieti di portare la barba e il velo (hijab), per fronteggiare la crescente radicalizzazione di ampie fasce della popolazione. Sarebbero 1’300 i tagiki confluiti nelle file dei combattenti dello Stato islamico in Siria e Iraq.
Fonti ministeriali hanno precisato che quattro presunti autori dell’attentato sono stati uccisi e altri quattro sono stati arrestati dalle forze di polizia. In proposito l’ufficio federale degli affari esteri ha confermato il decesso di un cittadino elvetico e il ferimento di un’altra connazionale (secondo il Blick si tratterebbe di due zurighesi).
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