Dal 2026 sarà disponibile il nuovo documento digitale (Id-e), che consentirà di identificare, nel web e sui dispositivi elettronici personali, le e gli utenti. Questo strumento sarà gratuito e facoltativo.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
Il Governo federale ha adottato mercoledì il messaggio sulla nuova legge federale sul mezzo d’identificazione elettronico e altri mezzi di autenticazione elettronici (legge sull’Id-e, LIdE). Ai servizi federali, che dovranno implementare l’infrastruttura necessaria, spetterà la responsabilità dell’emissione dell’id-e.
“L’obiettivo del Consiglio federale è quello di mettere a disposizione un sistema d’identificazione elettronico che risponda alle necessità della popolazione ma anche ai desideri del Parlamento”, ha detto davanti ai media la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider.
“Il documento digitale, ad esempio, permetterà agli utenti di richiedere un attestato di residenza al proprio comune, così come di visitare determinati siti web che richiedono il raggiungimento di un’età specifica”, ha aggiunto la titolare del responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP).
“Rispetto a quanto avviene quando si usano documenti d’identità materiali, con l’Id-e l’utente può scegliere esattamente quali informazioni mostrare”, ha continuato la consigliera federale (ad esempio la maggiore età ma non la data precisa di nascita).
L’esecutivo ha insistito affinché ld-e fosse “inclusivo” e di facile accessibilità, cercando di scongiurare l’aumento del “divario tecnologico”, in particolare delle persone anziani.
Il costo previsto per lo sviluppo e la gestione dell’infrastruttura, nonché per l’emissione degli Id-e e i relativi progetti pilota, ammonta a 182 milioni. A regime si stima che la spesa annua sarà di circa 25 milioni di franchi.
Il progetto del Governo tiene conto della discussione che si è sviluppata negli anni attorno all’identità digitale e alle sensibilità emerse nell’opinione pubblica.
In occasione della votazione del 7 marzo 2021 il popolo aveva respinto la prima legge sull’Id-e che, a differenza di quella presentata ora, prevedeva che il documento fosse emesso da privati e non dalla Confederazione. Dopo questa bocciatura alle urne, “il Consiglio federale ha avuto modo di rivedere la legge dalla A alla Z”, ha assicurato la ministra federale.
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