C’è un’intera area dell’esposizione universale dedicata alla biodiversità. La striscia verde passa dalle zone fertili a quelle aride, immettendo nell’area dove teatro, spazi comuni e la mostre tematica raccontano il tesoro del pianeta terra.
Il cammino dell’uomo
È scritto nel percorso evolutivo che l’uomo è passato da raccoglitore a cacciatore a coltivatore, dando il via alla specializzazione della civiltà. Assolutamente da non perdere il padiglione di Slow Food. All’estremo orientale del Decumano rappresenta, a ben vedere, un po’ il bilancio umano sull’importanza del fare tesoro delle diversità anche in campo alimentare.
Con Ermanno Olmi a Slow Food
Tre spazi in legno circondano la corte inverdita con colture alimentari, erbe mediche, piante antiparassitarie. Il progetto di Herzog e de Mauron, condiviso con il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, consiste in tre semplici costruzioni, arcaiche nella loro semplicità. Nello spazio didattico-sperimentale si sviluppano i sensi e si riflette, lasciando anche il proprio messaggio appeso all’albero dei pensieri sul significato del cibo. Nel capanno dedicato alla degustazione, Vino e formaggi tessono un racconto per sapori e tradizioni. Il terzo lato del triangolo è per gli incontri, le letture e la riflessione con la proiezione quotidiana, alle 20, del corto di Ermanno Olmi sui temi dell’esposizione.
La biodiversità è uno degli elementi chiave di Expo2015 ed è un peccato che Slow Food sia agli antipodi dell’ingresso più frequentato. La vera lezione è qui e la camminata per raggiungerla la vale tutta.
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