L’orgoglio russo per i 75 anni di Stalingrado
La Russia di Putin ha celebrato il 75esimo anniversario dell’epica battaglia di Stalingrado che segnò una svolta nel secondo conflitto mondiale che si concluse con la disfatta della Germania nazista.
A Volgograd (come è stata successivamente denominata la città dedicata al dittatore georgiano), la ricorrenza è stata commemorata con una solenne parata militare. Davanti a una folla di 30’000 spettatori hanno sfilato 1’400 militari, 75 mezzi bellici – tra cui anche i leggendari carri armati T-34 sovietici che prevalsero sui Panzer tedeschi – i moderni sistemi missilistici Iskander e antiaerei S-400.
L’omaggio di Putin
Vladimir Putin, in piena campagna elettorale, ha approfittato per rendere omaggio ai caduti di quella che è stata una delle più sanguinose battaglie della storia con circa due milioni di vittime, tra morti, feriti e dispersi. Il presidente russo ha visitato il complesso monumentale di Mamayev Kurgan, che sovrasta la città ed è dominato dall’enorme statua della Madre Russia, e ha deposto una corona di fiori. Poi ha visitato la tomba del generale Vasily Chuikov, il comandante della 62esima Armata sovietica, che contribuì in modo determinante all’accerchiamento e all’annientamento della Sesta Armata del feldmaresciallo Friedrich Paulus.
Un bagno di sangue
La battaglia di Stalingrado durò dall’agosto del 1942 al 2 febbraio 1943 e il suo esito fu in bilico per molte settimane. L’obiettivo della Wehrmacht era quello di conquistare la città per poi impossessarsi dei giacimenti di petrolio del Caucaso che serviva al Terzo reich per continuare la guerra. A metà novembre del 1942, la maggior parte di Stalingrado era nelle mani dei tedeschi, ma i sovietici lanciarono una manovra a tenaglia per circondare le truppe nemiche, e a fine novembre avevano già raggiunto il loro scopo chiudendo in una morsa quasi 300 mila soldati tedeschi. Si combatté per sei mesi casa per casa, e sia Hitler sia Stalin ordinarono alle loro truppe di non arretrare di un passo.
A Stalingrado morirono oltre 700 mila persone, di cui mezzo milione erano sovietici (molti dei quali civili). Stalin si rifiutò infatti di far evacuare la città e circa 40 mila persone inermi caddero sotto le bombe tedesche nei primi giorni di combattimento. Dei 75 mila civili che sopravvissero ai raid, molti furono poi uccisi dall’ipotermia o dalla fame. I morti tra i tedeschi furono invece tra 150 e 250 mila mentre 100 mila si arresero all’Armata Rossa ma solo 6’000 di loro fecero ritorno a casa.
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