La Camera alta approva il miliardo in favore dell’UE
Il contributo svizzero decennale alla coesione dell'Unione Europea supera agevolmente l'ostacolo del Consiglio degli Stati ma il percorso resta accidentato.
Berna cerca di riannodare il dialogo con l’UE, dopo la rottura dei negoziati sull’Accordo istituzionale, che passa inevitabilmente dal cosiddetto miliardo di coesione versato dalla Confederazione a Bruxelles. In mattinata la Camera alta ha dato il suo via libera e, visto l’esito della votazione – 30 sì e 9 no – non dovrebbero esserci sorprese neanche al Consiglio Nazionale.
Il parlamento aveva già approvato il contributo elvetico di 1,3 miliardi di franchi in dieci anni in favore dell’integrazione dei paesi dell’Est ma lo avevano condizionato alla revoca di misure discriminatorie dell’UE nei confronti della Svizzera (in particolare in ambito borsistico, formativo e nella ricerca).
Negoziati appesi a un filo
Il governo federale però, che nel frattempo ha interrotto le trattative con la Commissione Europea, ha promesso di sbloccare il miliardo di coesione come segno di buona volontà nei confronti di Bruxelles.
Diverse le voci critiche che si sono levate nel dibattito agli Stati ma alla fine solo l’Udc ha votato contro poiché, secondo il suo presidente Marco Chiesa, permangono le discriminazioni e bisogna “rifiutare fughe in avanti per la nostra credibilità e indipendenza”.
Sull’altro fronte, in particolare dal socialista ginevrino Carlo Sommaruga, è stata sottolineata l’importanza dell’accesso al Mercato unico dal quale dipendono il 69% delle nostre importazioni e il 51% delle esportazioni.
Il nodo Erasmus+
A margine del dibattito alla Camera alta, il Consiglio Nazionale ha approvato – con 131 voti a 48 – una mozione della sua commissione di politica estera che chiede di subordinare lo sblocco alla presentazione entro la sessione invernale 2021, da parte del Consiglio federale, del messaggio concernente il finanziamento della partecipazione della Svizzera a Erasmus+, il programma europeo di scambio degli studenti universitari.
Pur condividendo gli obiettivi della mozione, il presidente della Confederazione Guy Parmelin ha cercato di spiegare che il governo ha già adottato a inizio anno il mandato negoziale elvetico e preparerà il relativo messaggio quando sarà trovata un’intesa con Bruxelles. Farlo ora, ha invano sostenuto il consigliere federale Udc, sarebbe prematuro. L’atto parlamentare passa ora al Consiglio degli Stati.
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