La centrale di Zaporizhzhia staccata dalla rete elettrica
L'impianto atomico è stato disconnesso dalla rete elettrica. Accuse reciproche di Mosca e Kiev di aver provocato l'incidente con i continui bombardamenti. Il collegamento, dopo alcune ore, è stato ripristinato, ma gli esperti temono che di questo passo la sicurezza del sito possa venire compromessa.
Zaporizhzhia è “totalmente scollegata”, ha annunciato Energoatom nel corso della giornata, spiegando che i “due reattori in funzione sono stati disconnessi dalla rete”. Ed anche se il sistema di sicurezza ha retto, l’ente nazionale per l’energia di Kiev ha puntato il dito sulle “azioni degli invasori”, i cui ripetuti attacchi hanno provocato degli incendi che hanno fatto saltare per due volte l’ultima linea di comunicazione con la rete. Altre tre linee di comunicazione erano state precedentemente danneggiate sempre dai russi. Dopo le operazioni di manutenzione, Energoatom ha fatto sapere che la linea elettrica era stata ripristinata.
Diversa la versione dell’incidente da parte dei filo-russi che occupano la centrale da marzo. Il problema della disconnessione, in seguito risolto, è stato provocato dai “massicci bombardamenti ucraini” che hanno lasciato per diverse ore al buio gran parte delle regioni sotto controllo russo nelle province di Zaporizhzhia e Kherson.
A questo punto la speranza, espressa dal direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) Rafael Grossi, è che la sua agenzia possa ispezionare l’impianto “a giorni”. La preoccupazione maggiore è che i meccanismi di sicurezza possano saltare se l’impianto perdesse tutta la sua potenza.
Poco distante da Zaporizhzhia, nella regione di Dnipropetrovsk, le autorità ucraine hanno aggiornato il bilancio delle vittime del raid russo che ha colpito ieri una stazione ferroviaria nel giorno dell’indipendenza. Almeno 25 morti, tra cui 2 bambini, e una trentina di feriti: una strage di civili, che ricorda quella alla stazione di Kramatorsk dello scorso aprile.
Secondo il ministero della difesa di Mosca, invece, si è trattato di un attacco contro un treno diretto “verso zone di combattimento” nel Donbass, che ha ucciso oltre 200 militari ucraini.
Da Kiev il presidente Volodymyr Zelensky, che proprio alla vigilia del 24 agosto aveva messo in guardia da possibili azioni “crudeli” da parte dei russi, ha continuato a tessere la sua tela con gli alleati occidentali. E dopo aver ricevuto ieri il premier britannico Boris Johnson, ha accolto il ministro degli esteri italiano Luigi Di Maio, ringraziandolo per il sostegno fornito finora da Roma.
In seguito, il programmato colloquio telefonico con Joe Biden: il presidente degli Stati Uniti ha ribadito il sostegno del suo paese verso Kiev contro l’aggressione russa, ha detto la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre. Biden e Zelensky chiedono che la Russia restituisca il pieno controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhya a Kiev e che l’Aiea abbia accesso all’impianto, ha aggiunto la portavoce. Inoltre la Russia deve concordare la demilitarizzazione della zona intorno alla centrale.
La telefonata tra i due arriva il giorno dopo che Biden ha annunciato quasi 3 miliardi di dollari in nuova assistenza militare all’Ucraina, inclusi missili antiaerei, artiglieria, difese contro i droni e apparecchiature radar.
Il nuovo pacchetto è la più grande tranche di aiuti militari statunitensi fino ad oggi, portando a oltre 13 miliardi di dollari il totale che gli Stati Uniti hanno fornito o promesso a Kiev sotto l’amministrazione Biden, scrive il “Guardian”.
Da Mosca Vladimir Putin ha risposto firmando un decreto per aumentare gli effettivi delle forze armate di 137’000 unità per arrivare a oltre 1,15 milioni, una crescita del 10%. Finora il conflitto è costato molto caro in termini di perdite per l’Armata. Funzionari occidentali stimano che almeno 70’000 soldati russi siano stati uccisi o feriti in Ucraina.
Lo zar, in questa sfida all’Ucraina ed ai suoi alleati della Nato, può contare anche sulla sempre più stretta partnership con la Cina. Pechino ha comunicato che l’interscambio con Mosca toccherà un nuovo record quest’anno, e soprattutto si stanno ultimando i preparativi per le esercitazioni militari congiunte, dal 30 agosto al 5 settembre, a cui parteciperanno altri paesi come India e Bielorussia.
Su tutt’altra posizione si trovano i paesi baltici, tra i più strenui sostenitori della resistenza ucraina. A Riga è stato smantellato il memoriale della Vittoria sovietica contro i nazisti, monumento simbolo della Lettonia quando era ancora parte dell’Urss. Tra le proteste della numerosa comunità russa nel paese.
È l'”Economist”, infine, a tracciare un bilancio della guerra delle sanzioni, che purtroppo per l’Occidente non va come auspicato: dopo un primo momento di sbandamento, è l’analisi del settimanale britannico numeri alla mano, l’economia russa si è stabilizzata, il colpo del ko non c’è stato, “mentre in Europa la crisi energetica potrebbe innescare una recessione”.
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