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La città di Zurigo sperimenterà la settimana lavorativa di 35 ore

Zurich
Meno lavoro per lo stesso stipendio? Sì, grazie, dice la città di Zurigo © Keystone / Michael Buholzer

Il personale della città di Zurigo sperimenterà una settimana lavorativa di 35 ore a seguito di una decisione del parlamento locale.

La riduzione dell’orario di lavoro sarà testata con il personale comunale che lavora a turni e che quindi è più facilmente esposto a livelli elevati di stress. Oltre ai dipendenti dei servizi di assistenza e di supporto, sono compresi i lavoratori e le lavoratrici delle imprese di pulizia, della polizia e dei trasporti.

“Abbiamo urgentemente bisogno di rallentare”, ha dichiarato il consigliere comunale David Garcia Nuñez. Molti dipendenti oggi soffrono di stress e burnout. “Chi, se non la ricca città di Zurigo, può permettersi di provare la settimana di 35 ore?”.

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Sostenuta da una maggioranza di sinistra, la relativa mozione per ridurre la durata della settimana lavorativa è stata accettata con 60 voti favorevoli e 57 contrari.

Non è chiaro quanto costerà questa misura. Se la settimana lavorativa più breve venisse introdotta in tutta l’amministrazione comunale, secondo una stima le spese aggiuntive ammonterebbero a 110 milioni di franchi svizzeri. Per colmare i vuoti dovrebbero essere assunte 1’500 persone supplementari. 

La città intende valutare il progetto pilota in modo “scientifico”, analizzando non solo la salute e la produttività dei dipendenti e delle dipendenti, ma anche le emissioni di CO2 dovute alla riduzione degli spostamenti.

Proposte simili per una settimana lavorativa più breve con la stessa retribuzione sono state discusse a livello federale. Finora sono state respinte.

In Svizzera la durata media di un lavoro a tempo pieno è di 41,7 ore a settimana. Il Paese ha anche una delle più alte percentuali di dipendenti che lavorano a tempo parziale, soprattutto tra le donne.

Diversi Paesi e aziende in tutto il mondo hanno sperimentato settimane lavorative più brevi, tra cui Islanda, Svezia e Nuova Zelanda. L’idea si è affermata durante la pandemia di coronavirus, che ha messo in evidenza l’equilibrio tra lavoro e famiglia, tra chiusure e obblighi di telelavoro.


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