La destra con il vento in poppa in tre Cantoni
Le elezioni a Ginevra, Lucerna e in Ticino confermano il buon momento delle formazioni di destra, le difficoltà del centro e la crisi degli ecologisti.
Sul voto che nel fine settimana ha interessato tre cantoni si sono moltiplicate le riflessioni degli analisti sulla stampa elvetica, in vista dell’importante appuntamento elettorale del prossimo autunno, quando si terranno le legislative federali.
Una visione generale dei tre scrutini la offre LeTemps che in un articolo intitolato “L’UDC continua ad avere il vento in poppa” firmato da Vincent Bourquin, evidenzia come le tendenze constatate nelle recenti cantonali di Zurigo e Basilea Campagna – così come le fotografie che emergono dagli ultimi sondaggi – vengono sostanzialmente confermate.
Formazioni ecologiste in difficoltà
“L’UDC (Unione democratica di centro, destra ultraconservatrice, ndr) si rafforza, il PS (socialisti, ndr) si stabilizza, il PLR (liberali radicali, ndr) non ne esce male ma la situazione diventa più difficile per il Centro e per i Verdi”, scrive il quotidiano della Svizzera francese, sottolineando come la formazione della destra guadagni cinque seggi nel legislativo ginevrino e abbia una progressione analoga in quello di Lucerna. “Oggi il barometro elettorale è ben diverso dal 2019, è la fine della ricreazione per l’alleanza rossoverde”, dice al quotidiano romando Kevin Grangier, presidente dell’UDC vodese.
“Un vento di ‘rottamazione’ si è abbattuto sul parlamento ginevrino, a detrimento dei partiti tradizionali e a tutto vantaggio delle formazioni protestatarie”, scrive nell’editoriale in prima pagina di LeTemps Marc Guéniat, secondo cui l’elettorato ha premiato due liste (UDC e Mouvement citoyens genevois, formazione antifrontalieri) “che esigono, a dispetto del buon senso, una moratoria sulle e sui lavoratori frontalieri” e una terza “costruita su un’opposizione alle élites da un personaggio uscito da quello stesso sistema” (l’ex consigliere di Stato Pierre Maudet, ndr).
Nel centro, continua, il PLR rimane ago della bilancia, nonostante l’arretramento e la sinistra si accontenta delle briciole, finendo di fatto all’opposizione.
In Ticino funziona l’alleanza Lega-UDC
A sud delle Alpi le dinamiche sotterranee che plasmano il consenso delle confederate e dei confederati sono meno evidenti, poiché condizionate dalle contingenze peculiari di un cantone di frontiera. Ma anche in questo caso si è assistito in Ticino, sottolineano i media locali, a un’affermazione dell’alleanza di destra (Lega dei Ticinesi-UDC) e a un sensibile arretramento del fronte progressista rosso-verde.
Definito quest’ultimo da Daniel Ritzer, su laRegione Ticino, l’inevitabile “prezzo da pagare per aver scelto una compagine di mero accompagnamento all’unica candidatura competitiva, ovvero quella della neoeletta Marina Carobbio”. Per il direttore del quotidiano bellinzonese, comunque, il Governo “quasi fotocopia” è “il risultato piuttosto scontato dopo una campagna in cui ogni partito di governo sembrava avere in chiaro che senza possibilità di sorpasso il “catenaccio” politico era la strategia più opportuna da adottare: quella in cui il miglior attacco è la difesa”.
Nell’ultima indagine demoscopica, condotta dall’istituto Sotomo per l’ente radiotelevisivo pubblico SSR, i Verdi – che quattro anni fa furono la vera sorpresa delle elezioni federali – sono dati in calo di 2,5 punti percentuali al 10,7%, quota solo in parte recuperata dai Verdi liberali (+0,5% all’8,3%). Sul fronte opposto le intenzioni di voto premiano l’UDC con un incremento dell’ 1% che consoliderebbe la sua leadership nel Paese al 26,6%. Le difficoltà del Centro sono evidenziate dal supposto arretramento di mezzo punto al 13,3% mentre i liberali radicali (PLR) dovrebbero rafforzarsi in egual misura (+,0,5% al 15,6%). La sostanziale tenuta dei socialisti indicata dal sondaggio, che non viene confermata a livello locale dal tracollo nello scrutinio ticinese nel fine settimana, sarebbe confermata su scala nazionale con una progressione di un punto al 17,8%.
Per Gianni Righinetti sul Corriere del Ticino (CdT), “a uscire con le ossa rotte (…) in questa tornata elettorale” è la coalizione rossoverde “che ha fatto letteralmente flop”. A destra invece, sostiene l’editoriale, Lega e UDC “hanno saputo trasformare personalismi astiosi in una storia di successo per l’area”.
Preoccupante astensionismo alle urne
Ora questi due partiti, prosegue il fondo, sono però attesi “a una prova di maturità in vista delle lezioni federali, anche alla luce delle difficoltà a sinistra”.
Sempre sul quotidiano luganese il direttore Paride Pelli si sofferma sul record negativo di partecipazione alle urne (56%), che testimonia uno “strisciante disinteresse verso la politica che non va sottovalutato”.
Ogni scollamento tra cittadino e istituzioni, continua il fondo di Paride Pelli, “va affrontato tempestivamente” poiché uno dei pericoli più grandi dei prossimi anni “è che la politica diventi ancora più autoreferenziale”.
Per il direttore del CdT il forte astensionismo – che non costituisce però un’esclusiva della Svizzera italiana – sommato al successo della lista senza intestazione al 22% (scheda con preferenze priva del voto di lista) cela verosimilmente l’intento della politica di “soltanto amministrare e non porre visioni e indirizzare il Ticino verso il futuro”.
Il Centro arretra nel parlamento lucernese
Una lettura del voto nel Canton Lucerna in chiave nazionale viene azzardata dalla Neue Zuercher Zeitung, a firma di Erich Aschwanden, secondo cui la formazione del Centro, nata “dalla fusione del Partito popolare democratico (PPD) e dal Partito borghese democratico (PBD), deve temere per l’esito delle elezioni federali in autunno”.
E questo a causa del fatto che ottiene ancora successi nel voto personale – gli eletti al primo turno nel governo lucernese Reto Wyss (uscente) e Michaela Tschuor – ma arranca nel parlamento cantonale dove ha perso due seggi (a 32, pur sempre prima forza politica cantonale) e, in maniera “sorprendente”, anche “nel voto delle zone rurali del più grande cantone della Svizzera centrale”.
Grazie alla giurista 45enne, definita dal foglio zurighese “una delle tante giovani donne con cui il Centro è riuscito a guadagnare punti negli ultimi tempi”, la formazione di ispirazione cristiana è comunque riuscita nell’intento di “porre fine all’occupazione esclusivamente maschile del governo cantonale dopo otto anni”.
A beneficiare di queste difficoltà è l’Unione democratica di centro ma, analogamente a quanto avvenuto recentemente a Zurigo, il partito ultraconservatore ha recuperato solo parte dei seggi perduti recentemente, sostiene la NZZ, che peraltro dubita “che la scomparsa del Credit Suisse abbia dato una spinta all’UDC”.
Opinione non del tutto condivisa da Michael Hermann, politologo e direttore dell’istituto di ricerca Sotomo, secondo cui proprio le vicissitudini di Credit Suisse hanno rafforzato l’UDC nelle consultazioni elettorali del fine settimana. A suo giudizio il partito della destra avrebbe beneficiato anche della ripresa del dibattito sull’immigrazione. La popolarità dell’UDC su questi temi, osserva sempre Michael Hermann, si è attenuata solamente nel 2019, quando l’emergenza migratoria aveva assunto una rilevanza del tutto marginale in termini storici.
“Non sono di buon auspicio per il prossimo autunno”, evidenzia il foglio zurighese, neanche i risultati dei Verdi che hanno lasciato sul terreno tre mandati nel legislativo cantonale lucernese, accentuando l’impressione che “si è attenuata l’ondata rosso-verde” che nel 2019 aveva fatto guadagnare seggi al fronte progressista.
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