La disoccupazione scende da cinque mesi
A fine giugno il tasso si è attestato al 2,8%, a fronte del 3,1% di maggio: era al 3,2% un anno fa e al 2,5% di febbraio 2020, ultimo mese prima dell'inizio delle restrizioni contro la pandemia. I senza lavoro aumentano però lievemente nella fascia degli ultracinquantenni.
Il numero delle persone iscritte agli uffici regionali di collocamento (URC) – che in gennaio aveva toccato valori massimi dal 2010 (oltre 261’000) – è sceso in giugno a 131’821.
La flessione (la quinta consecutiva) è di 11’145 rispetto a maggio e di 18’468 sull’arco di dodici mesi (in proposito va però sottolineato che nel giugno del 2019 le persone senza impiego erano meno di centomila: 97’222).
Differenze regionali e personali
Ad essere i più colpiti dal fenomeno sono sempre i cantoni romandi dove però si torna sotto la soglia psicologica del 5%. Il primato negativo, con il 3,9% spetta a Ginevra, seguita da Giura (4,7%), Neuchâtel e Vaud (entrambi 3,9%).
Nella Svizzera settentrionale si registrano tassi relativamente alti a Basilea Città (3,8%) e Argovia (3,4%) mentre Appenzello interno è il cantone con meno disoccupati (0,8%). In Ticino nel giugno 2021 il tasso di disoccupazione si è attestato al 2,8% (-0,2 punti rispetto a maggio, -0,8 su base annua), nei Grigioni all’1,2% (-0,8 e -1,0).
Tra i giovani (15-24 anni) l’indice è sceso di 0,2 punti al 2,2% in un mese (-1,1% in un anno) mentre per gli ultracinquantenni è salito di 0,1 punti in un anno al 3,0% (ma -0,2% da maggio). I disoccupati di lunga durata (oltre un anno) hanno beneficiato meno dell’evoluzione positiva sul mercato del lavoro: sono infatti sempre 34’234, vale a dire lo 0,9% in meno in un mese e il 67% in più (+13’673) dell’anno scorso.
Differenze emergono anche riguardo alla nazionalità: la quota dei senza lavoro svizzeri è del 2,0% (-0,2 mensile, -0,4 annuo) mentre gli stranieri sono al 5,0% (-0,5 e pure -0,5). I tassi più elevati si registrano tra i bulgari (11,5%), gli africani (9,8%), i rumeni (9,4%), i kosovari (8,0%) e i macedoni (7,2%). Quelli provenienti dall’Ue sono al 4,3% (la Francia è al 5,6%, l’Italia al 4,5% e la Germania al 3,1%).
Differenze statistiche e lavoro ridotto
Va comunque rilevato che i dati della Seco, che si riferiscono alle persone effettivamente iscritte agli uffici regionali di collocamento (URC), differiscono da quelli dell’Ufficio internazionale del lavoro (ILO), che risultano – in base ai sondaggi effettuati – più elevati.
L’ampio uso del lavoro ridotto (cassa integrazione), come misura di protezione sociale ed economica durante la pandemia, si riflette sui dati diffusi da Berna: in aprile erano 304’284 i beneficiari delle indennità, ovvero 36’669 in meno (-11%) rispetto al mese precedente ed erano 41’019 le aziende coinvolte (-23%).
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