La lenta scomparsa degli insetti
Le specie indigene d'insetti (ma non solo) stanno perdendo la battaglia contro quelle che arrivano da Paesi lontani.
Gli insetti stanno scomparendo.
Sembra una battuta, vero? Chi sta combattendo con mosche e zanzare in questi giorni avrà pensato “Ma cosa dicono, che casa mia è piena di ‘cose’ volanti?”. Eppure, è proprio così. Più o meno… In effetti a scomparire non sono gli insetti in generale, ma quelli indigeni.
La sensazione che si ha, in queste calde e umide serate estive, è che zanzare, moscerini, mosche, api, vespe e calabroni stiano diventando sempre più molesti a causa del caldo e dell’umidità. Tuttavia, stando a Bärbel Koch, curatrice del settore invertebrati del Museo di storia naturale di Lugano, nel canton Ticino, non è così. Precisa, infatti, che non solo gli invertebrati indigeni non sono più aggressivi, ma sono addirittura in netta diminuzione. Se intorno alle nostre case ci sembra esserci un’attività “anormale”, un’attenta osservazione degli ambienti naturali ci fa invece comprendere che “gli insetti stanno diminuendo e ci sono sempre più specie minacciate”.
Ma… minacciate da chi (o da che cosa)? Innanzitutto, dalla specie umana, nemica numero uno della natura. Specie che avrebbe causato i cambiamenti climatici. Cambiamenti climatici che avrebbero favorito l’arrivo di nuove specie, asiatiche in particolare, che proliferano negli ambienti caldi e umidi e che in Ticino – ma piano piano anche nel resto della Svizzera – trovano una nuova “casa”. L’esempio più eclatante è quello della zanzara tigre, che è ormai diventato impossibile sradicare a sud delle Alpi. Si trova ormai in tutta Italia, in buona parte della Grecia, nel sud della Francia e della Spagna, in Albania e nei Paesi balcanici del bacino Mediterraneo. Specie invasive, dicevamo, che finiscono per avere la meglio su quelle autoctone.
Le responsabilità umane, però, non si fermano qui. Siamo sempre più infastiditi dai pipistrelli, impediamo a rane e rospi di attraversare le strade, e appena vediamo una ragnatela la eliminiamo. Così facendo, però, favoriamo indirettamente il proliferare di quegli insetti che tanto ci infastidiscono. Perché? Perché impediamo ai predatori naturali di svolgere il loro “lavoro” in santa pace. “Si sta rompendo un equilibrio nell’ecosistema”, spiega Koch. Equilibrio che possiamo però cercare di mantenere “promuovendo le specie che si nutrono di insetti”.
Eppure, la sensazione di vederne sempre di più rimane… “È vero che le estati calde e umide sono ideali per questi invertebrati, che quando c’è il sole volano, si riproducono più velocemente e sono più attivi. Quindi si notano di più. Inoltre, spesso si avvicinano alle persone perché sono alla ricerca di cibo. Chi del nostro sangue (sempre le simpaticissime zanzare, tigre o no che siano), chi del nostro gelato/panino/insalata/anguria.
Insomma, lasciar posto alla natura potrebbe, paradossalmente, essere la soluzione perché la stessa natura – nella sua manifestazione molesta – non ci infastidisca più del dovuto. Promuovendo, quindi, la biodiversità, imparando a convivere con i predatori d’insetti e lasciando loro spazi vitali sotto forma di aree in cui il verde sia lasciato libero di crescere.
Tolleranza zero
In Svizzera, oltre alla zanzara tigreCollegamento esterno, di cui abbiamo scritto spesso, esistono altri ospiti indesiderati, arrivati da lontano e che non sembrano avere l’intenzione di andarsene. L’ultima in ordine cronologico è la vespa velutina, anche detta calabrone asiatico. Un insetto che, per natura, non è pericoloso né aggressivo, ma che può diventarlo se si sente in pericolo, e quando vuole proteggere il suo nido. “La distruzione dei nidi è quindi di competenza esclusiva di specialisti qualificati”, avvisa il Dipartimento del territorio ticinese in un comunicato stampa, nel quale la popolazione viene invitata a segnalare qualsiasi avvistamento di questi insetti tramite il sito www.calabroneasiatico.chCollegamento esterno.
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C’è poi la cimice marmorizzataCollegamento esterno, anch’essa “importata” dall’estremo Oriente. Oltre a non essere particolarmente piacevole né alla vista né all’olfatto (e nemmeno all’udito, a dire il vero, dato il ronzio che producono le sue ali in volo), la Halyomorpha halys provoca danni: in agricoltura negli ultimi anni ne sono stati segnalati alla produzione di frutta e ortaggi, poiché si nutre del loro succo. A differenza del calabrone asiatico, però, la cimice marmorizzata non è pericolosa per l’uomo.
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Rimaniamo in Asia anche con il tarlo asiatico delle radiciCollegamento esterno, un insetto bianco e nero, che è per il momento un “sorvegliato speciale” nella Confederazione. L’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) lo definisce “organismo nocivo particolarmente pericoloso”. Non è stata constatata finora nessuna invasione, ma esperte ed esperti tengono gli occhi aperti. Questo tarlo si nutre di radici delle piante e una volta che ha iniziato la sua opera, la pianta in questione è condannata e va sradicata. Potenzialmente, quindi, si tratta di un insetto molto dannoso.
Poi c’è lei: la cozza Quagga. Non è un insetto, ma vale la pena di parlarne visto che si sta diffondendo a vista d’occhio. Si tratta di un mollusco originario del lago d’Aral e del bacino del Mar Nero che ama le acque dolci, si riproduce già a partire da temperature di 5° C e, oltre ad avere una grande abilità nell’attaccarsi a barche, rocce, cemento e legno, riesce anche a muoversi grazie a una sorta di piede. Può creare danni alle centrali idroelettriche, intasando per esempio tubature importanti, ma anche alla biodiversità, poiché entra in competizione con la popolazione ittica autoctona. Di conseguenza, questa cozza può per esempio portare danni economici ai pescatori.
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