La rivoluzione dei “consum-attori”
L’Italia si appresta ad adottare una legge sul biologico, ma, nel contempo, le agromafie tendono a voler controllare tutto: dal campo al piatto. E siccome esiste un nesso strettissimo tra alimentazione e legalità, noi siamo andati là dove è nata l’agricoltura biologica in Italia.
Il biologico
Erano gli anni ’70, Una canzone dell’epoca diceva: «Anche l’operaio vuole il figlio dottore», ma, in controtendenza, a Isola del Piano, un giovane sindaco dà il via a una cooperativa agricola coinvolgendo i ragazzi, figli di contadini. Oggi quella cooperativa è una realtà che dà lavoro a 70 persone ed esporta la pasta biologica in tutto il mondo, Confederazione compresa. Anzi, il mercato trainante della cooperativa è ancora quello estero (80%) visto che in Italia i consumi bio, al 4% del totale, segnano ancora il passo. A lungo, una legge che non permetteva di vendere un prodotto come la pasta integrale ha creato non pochi problemi ai giovani contadini marchigiani. Negli anni, tuttavia, i produttori hanno contribuito a scrivere le norme sulla certificazione e sono arrivati nel settore bio anche i grandi gruppi.
Il legale
A Isola del Piano, la cooperativa ha ancora un controllo totale della filiera che le permette di avere dei grani garantiti, un reddito maggiore per i coltivatori e la trasparenza necessaria per contrastare le infiltrazioni mafiose (giacché anche le Marche non sono più un’isola felice). Fu l’ “Operazione Sciacallo”, ordinata dalla Procura di Lecco nel 2001, a rivelare la presenza mafiosa anche sulle colline marchigiane. Fu uno choc a cui l’amministrazione reagì prendendo in gestione uno dei beni confiscati a un mafioso per aprire una Biblioteca della Legalità. Da allora Isola del Piano ospita campi e incontri della rete di Libera, la coalizione antimafia, e si organizzano corsi nelle scuole proprio sulla relazione tra alimentazione e legalità per trasformare i consumatori in “consum-attori”, attori delle scelte nella vita di tutti i giorni.
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