La Svizzera alla Biennale Architettura di Venezia
Insieme ad altre 65 Nazioni è presente alla 15.Mostra Internazionale di Architettura aperta al pubblico dal 28 maggio al 27 novembre 2016
Testo e interviste di Arianna Callocchia
La Svizzera partecipa, insieme ad altre 65 Nazioni, alla 15.Mostra Internazionale di Architettura organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta e aperta al pubblico dal 28 maggio al 27 novembre 2016.
Quest’anno la Mostra, dal titolo “Reporting from the front” e diretta dall’architetto cileno Alejandro Aravena, è allestita con un unico percorso espositivo che parte dagli storici padiglioni dei Giardini continua all’Arsenale e termina nel centro storico di Venezia con alcune installazioni collaterali.
Il tema presentato da Aravena si propone di introdurre nuove soluzioni progettuali, nei confronti delle numerose sfide che la società odierna si trova ad affrontare, affinché l’architettura possa diventare un mezzo per migliorare l’ambiente urbano e di conseguenza la qualità della vita di ogni essere umano.
Per realizzare questo obiettivo, Aravena ha chiesto a tutti i partecipanti internazionali della Mostra “Reporting from the front” di lavorare su più fronti e di considerare l’architettura in un senso più ampio che coinvolga non solo gli aspetti estetici, funzionali e culturali ma anche quelli legati al tema sociale, politico, economico e ambientale.
La Svizzera ha risposto ufficialmente all’appello di Aravena con l’installazione “Incidental Space” allestita nel Padiglione della Svizzera ai Giardini e con l’iniziativa “Salon Suisse: Wake up! A path toward better architecture” ospitata a Palazzo Trevisan degli Ulivi nel centro storico di Venezia.
Alcuni architetti Svizzeri hanno, inoltre, partecipato individualmente alla 15.Mostra Internazionale di Architettura presentando nelle sale dell’Arsenale le loro proposte progettuali in risposta al tema di Aravena.
Info:
www.labiennale.org/it/architettura/Collegamento esterno
Credits e Didascalia foto:
Bruce Chatwin/Travillion Images
Immagine scelta per la Graphic Identity della 15. Mostra Internazionale di Architettura
della Biennale di Venezia
Venezia, dal 28 maggio al 27 novembre 2016
«Incidental Space»
«Incidental Space» è il nome del progetto ospitato nello storico Padiglione della Svizzera ai Giardini e commissionato dalla Fondazione Svizzera per la Cultura Pro Helvetia. L’installazione, firmata da Christian Kerez, architetto e professore al Politecnico federale di Zurigo, e curata dalla storica dell’arte Sandra Oehy, si presenta come una grande scultura organica dentro la quale i visitatori possono sperimentare lo spazio e la natura stessa dell’architettura attraverso una varietà di esperienze sensoriali.
“Anche se, tecnologicamente parlando, oggi molto più che in passato è possibile realizzare tutto, in questi ultimi anni la libertà degli architetti è stata frenata da un enorme mole di norme e regolamenti” spiega Christian Kerez.
«Incidental Space» si propone, dunque, di esplorare i limiti di ciò che oggi è possibile fare in architettura e di sondare le possibilità per pensare, costruire e vivere l’architettura in modo diverso, sia sul piano ideale che sotto il profilo tecnico.
Info:
www.biennials.chCollegamento esterno
Ho intervistato l’architetto Christian Kerez progettista dell’installazione «Incidental Space»:
Qual’è il concept del progetto «Incidental Space»allestito al Padiglione della Svizzera ai Giardini?
All’inizio di questo percorso, abbiamo posto lo spazio architettonico come assioma con lo scopo di rappresentare l’architettura tramite il medium stesso dell’architettura, che può essere specchio di se stessa. Seguendo questa filosofia, per l’esposizione nel Padiglione Svizzero di Bruno Giacometti, abbiamo previsto uno spazio come progetto architettonico.
Qual è la sua opinione sul tema proposto dall’architetto Aravena per la Biennale 2016?
L’architettura ha il compito di proporre spunti di riflessione e di inventarsi frontiere sempre nuove che modificano le prospettive sull’architettura e dell’architettura. In riferimento al titolo della Biennale di Architettura 2016 curata da Alejandro Aravena, «Reporting from the Front», il progetto e l’esposizione «Incidental Space» non ci parlano di un fronte distante, ma invece tra-sferiscono e producono un fronte a Venezia.
Qual è secondo lei l’importanza che riveste la Biennale di Venezia?
La Biennale di Venezia per l’architettura è un evento che accoglie più di 250’000 visitatori per ogni sua edizione. È la più grande e più importante esibizione nel campo dell’architettura e quindi anche la migliore occasione di dibattito tra i più rinomati architetti del mondo, che si ritrovano per questa occasione a Venezia.
Didascalia e Credits :
Christian Kerez, Incidental Space,
Padiglione della Svizzera alla 15.Mostra Internazionale di Architettura
Vista dell’installazione,
Foto di Oliver Dubuis
«Salon Suisse»: Wake up! A path towards better architecture
In parallelo all’installazione “Incidental Space”, allestita nel Padiglione della Svizzera ai Giardini, la Fondazione Svizzera per la Cultura Pro Helvetia, ha organizzato anche quest’anno il “Salon Suisse”. Un’iniziativa, giunta ormai alla sua quinta edizione, che si propone di offrire degli spunti di riflessione sull’architettura, attraverso una serie di eventi, performance e incontri ospitati a Palazzo Trevisan degli Ulivi, Dorsoduro 810, nel centro storico di Venezia.
Il “Salon Suisse” del 2016, dal titolo “Wake up! A path towards better architecture”, curato da Leïla el-Wakil, storica dell’arte e docente all’Università di Ginevra, focalizza la sua attenzione sui temi del patrimonio storico esistente, della tradizione, della sostenibilità, del recupero e riutilizzo, dell’equità e dell’etica, dell’attenzione all’uomo e ai suoi bisogni con l’obiettivo di offrire degli spunti di riflessione per migliorare l’architettura del futuro e la qualità della vita di ogni essere umano.
Dopo la prima performance inaugurale, dal titolo «The hell of reinforced concrete», scritta da Hassan Fathy nel 1964, e svoltasi giovedì 26 maggio all’esterno di Palazzo Trevisan degli Ulivi, il “Salon Suisse” continuerà con una serie di altre iniziative fino all’ultimo weekend di novembre.
Info:
www.biennials.chCollegamento esterno
Ho intervistato Leïla el-Wakil curatrice del “Salon Suisse”:
Cosa ha voluto comunicare con la performance “The Hell of Reinforced concrete” ?
“The hell of reinforced concrete” è una pièce didattica scritta da Hassan Fathy nel 1964, quando si stava occupando del villaggio di New Bariz nell’Alto Egitto. In quest’opera, Fathy spiega al grande pubblico perché la cosiddetta architettura occidentale, importata dall’esterno, costosa e non adatta al torrido clima locale, non è compatibile con il contesto egiziano. Pianificare una nuova città con ampi viali che non offrono riparo dal sole e dalle tempeste di sabbia e costruire ricorrendo al cemento armato tanto di moda è semplicemente inappropriato. L’edilizia tradizionale con mattoni di fango e strade strette è molto più idonea per queste regioni. La pièce ci mette in guardia dall’imperialismo occidentale in ambito architettonico e ci ricorda che sono preferibili tecniche di costruzione locali più semplici. I più elevati standard tecnologici non per forza danno i risultati migliori, e anche le più approfondite conoscenze accademiche talvolta non raggiungono l’abilità e la competenza di un capomastro di grande esperienza.
Qual è la sua opinione sul tema proposto dall’architetto Aravena per la Biennale 2016?
La scelta di Aravena è coraggiosa e giusta, e sono completamente d’accordo con questo tema. Nel nostro mondo globalizzato e caratterizzato da forti diseguaglianze, è giunto il momento per gli architetti di ricordarsi dei “fruitori” dell’architettura, in particolare di quelli meno fortunati. Il tema non è né spettacolare, né sbalorditivo né “glamour”, ma affronta aspetti quali l’umiltà, la povertà, il basso costo, la tecnologia “slow” e la “(ri)moralizzazione” dell’architettura, ed è quindi perfettamente in linea con lo “Zeitgeist” attuale.
Didascalia e Credits :
Performance «The hell of reinforced concrete» scritta da Hassan Fathy nel 1964
Inaugurazione “Salon Suisse” alla 15.Mostra Internazionale di Architettura
Foto di Rachele Maistrello
“Monte Carasso Masterplan”
Il masterplan di Monte Carasso, a Bellinzona nel Canton Ticino, è uno dei due progetti presentati dall’architetto svizzero Luigi Snozzi alla 15.Mostra Internazionale di Architettura. Attraverso il tema “Viva la Resistenza” l’architetto ticinese illustra con immagini, disegni e testi il suo progetto e presenta le sette regole per il piano regolatore di Monte Carasso con l’intento di dimostrare come a volte poche e semplici regole possano essere efficaci sia su piccole che su grandi realtà urbane.
Didascalia Foto:
Studio Snozzi
Monte Carasso Masterplan
15.Mostra Internazionale di Architettura
Foto di Italo Rondinella, Courtesy La Biennale di Venezia
“Kunstmuseum Basel”
Gli architetti svizzeri Christ & Gantenbein presentano alla 15.Mostra Internazionale di Architettura il progetto del Kunstmuseum Basel in una sala dell’Arsenale. “More than a hundred years” è lo slogan scelto da Christ & Gantenbein per comunicare, in collaborazione con Stefano Graziani, il concept della loro installazione. Un grande book fotografico dove sono presentati alcuni esempi architettonici del passato, a partire dall’epoca dell’Impero Romano, fino ad arrivare al Kunstmuseum Basel con l’intento di focalizzare l’attenzione sull’importanza dei materiali in architettura e della loro durabilità nel tempo.
Didascalia:
Christ & Gantenbein and Stefano Graziani
Kunstmuseum Basel, Christ & Gantenbein, picture by Stefano Graziani, 2016
15.Mostra Internazionale di Architettura
Foto di Italo Rondinella, Courtesy La Biennale di Venezia
Crediti Video Kunstmuseum
Christ & Gantenbein and Stefano Graziani
Kunstmuseum Basel, Christ & Gantenbein, picture by Stefano Graziani, 2016
15.Mostra Internazionale di Architettura
Video di Arianna Callocchia
Altri sviluppi
Kunstmuseum Basel, Christ & Gantenbein, picture by Stefano Graziani, 2016
“Beyond bending.Learning from the past to design a better future”
Il Block Research Group, ETH Zürich espone alla 15.Mostra Internazionale di Architettura il progetto “Beyond bending. Learning from the past to design a better future” realizzato con Ochsendorf, Dejong & Block e con The Escobedo Group. L’installazione, allestita in una sala dell’Arsenale, è realizzata da vari elementi architettonici di forte impatto visivo che combinano i metodi costruttivi architettonici del passato con le nuove tecnologie e tecniche di fabbricazione. “Beyond bending” vuole presentare le potenzialità delle forme compresse che vanno oltre la lastra, oltre la cupola e perfino oltre la forma libera e la flessione.
Didascalia:
Block Research Group, ETH Zürich with Ochsendorf, Dejong & Block and with The Escobedo Group
Beyond bending. Learning from the past to design a better future
15.Mostra Internazionale di Architettura
Foto di Italo Rondinella, Courtesy La Biennale di Venezia
“Droneport”
Il Block Research Group, ETH Zürich fa anche parte del team di progetto, costituito dalla Norman Foster Foundation e supportato dalla Swiss LafargeHolcim Foundation for Sustainable Construction, che ha costruito, in un’area esterna dell’Arsenale, un prototipo in scala reale di un “Droneport”. Un piccolo aereoporto per i droni del progetto Red Line che si propone di creare una rete drone in Rwanda per poter consegnare medicinali e viveri nelle aree territoriali dove non c’è una rete stradale.
Didascalia e Credit:
DRONEPORT PROTOTYPE SHELL
NORMAN FOSTER FOUNDATION with Redline-EPFL and Ochsendorf, DeJong & Block with Block Research Group ETH Zurich
Didascalia e Credit:
DRONEPORT PROTOTYPE SHELL
NORMAN FOSTER FOUNDATION with Redline-EPFL and Ochsendorf, DeJong & Block with Block Research Group ETH Zurich
Prototipo esposto alla 15.Mostra Internazionale di Architettura
Foto di Arianna Callocchia
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