Con la cerimonia che si tiene martedì a New York la Svizzera entra formalmente a far parte del Consiglio di sicurezza dell'ONU fino alla fine del 2024.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
La Svizzera inizia oggi il suo mandato biennale all’interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (ONU). A mezzogiorno (ora locale), nella sede di New York, sono state collocate le bandiere della Svizzera e degli altri nuovi membri non permanenti dell’ONU.
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I Paesi hanno posto davanti alla sala riunioni le loro rispettive bandiere accanto a quelle degli altri membri del Consiglio di sicurezza. Durante la cerimonia l’ambasciatrice Pascale Baeriswyl, rappresentante per la Svizzera, ha affermato che “questo cammino che percorriamo, lo percorriamo con impegni condivisi. Vogliamo costruire dei ponti con tutti gli stati membri del Consiglio di sicurezza”.
L’Organo sta lavorando per le generazioni future. “Per una pace duratura è necessario il sostegno dei giovani e quello delle donne”, ha aggiunto Baeriswyl, concludendo il suo discorso commemorativo con la stessa frase incisa sulla cupola di Palazzo federale a Berna: “Unus pro omnibus, omnes pro uno”, ovvero “Uno per tutti, tutti per uno”.
In collegamento con il TG, il corrispondente dagli USA Massimiliano Herber:
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L’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva eletto la Svizzera nel giugno 2022 per ricoprire il mandato da inizio del 2023 fino alla fine del 2024. La Confederazione ha uguagliato il primato di suffragi (187 voti su 190) per una nazione del gruppo dei “Paesi dell’Europa occidentale e altri Stati” e già da ottobre è stata associata ai lavori dell’organismo come osservatrice (da oggi formalmente potrà anche votare). Gli altri nuovi membri sono Giappone, Ecuador, Malta e Mozambico.
Per la Svizzera si tratta di un’opportunità per dare il proprio contributo di pace e di sicurezza su scala mondiale in un momento di tensioni politiche internazionali, ha riferito oggi il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), aggiungendo che “il nostro Paese vuole impegnarsi attivamente e in maniera credibile su tutti i conflitti e le questioni all’ordine del giorno del Consiglio”.
Il Consiglio è composto da cinque membri permanenti (USA, Russia, Regno Unito, Francia e Cina) e dieci membri non permanenti eletti in rappresentanza dei paesi membri delle Nazioni Unite. L’Assemblea Generale elegge i dieci membri non-permanenti (cinque all’anno) con un mandato di due anni a partire dal 1º gennaio. I membri sono scelti dai Gruppi Regionali e confermati dall’Assemblea Generale. Un rappresentante di ogni Paese membro deve essere costantemente presente presso la sede in modo che il consiglio possa riunirsi in ogni momento.
Il Consiglio federale aveva stabilito le sue priorità già ad agosto: promuovere una pace sostenibile, proteggere la popolazione civile, rafforzare l’efficacia del Consiglio di sicurezza e affrontare la sicurezza climatica. Secondo il DFAE, per mantenere la pace e la sicurezza nel mondo, la Svizzera seguirà il proprio profilo di politica estera e si baserà sulla Costituzione federale.
Questo incarico, sommato alla recente adesione di Berna alle sanzioni UE contro Mosca, è però destinato a creare ulteriori polemiche all’interno del paese dove gli esponenti della destra (in particolare UDC) hanno ribadito la loro opposizione per le possibili conflittualità con il principio della neutralità elvetica riconosciuto a livello internazionale.
Se da un lato i leader di molti paesi hanno accolto con favore l’arrivo della Svizzera nel Consiglio di sicurezza in questa fase di tensione, alla luce della sua tradizionale funzione di mediatrice (i cosiddetti buoni uffici), dall’altro la posizione di Berna sulle sanzioni contro Mosca è stata criticata da alcuni governi (in particolare dal Cremlino).
Da parte sua Thomas Gürber, capo della divisione ONU del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), sostiene che “non possiamo immaginare una situazione in cui la neutralitàCollegamento esterno ci impedisce di prendere una posizione chiara”.
Inoltre il Governo svizzero sarà chiamato a intervenire direttamente in seno al Consiglio di sicurezza dell’ONU solo in casi eccezionali, quando devono essere imposte nuove sanzioni a un Paese ma questo avviene non più di due o tre volte all’anno. E in ogni caso vengono consultati anche i presidenti delle commissioni competenti in parlamento che dovranno fornire il loro parere.
Le parole di Gürber al TG:
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