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La Svizzera lascia l’Ucraina

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L'intenzione era di restare a Kiev, ma la situazione si è fatta troppo pericolosa Keystone / Zurab Kurtsikidze

La Confederazione non ha più una rappresentanza diplomatica a Kiev: evacuata l'ambasciata.

L’ambasciatore svizzero in Ucraina Claude Wild ha lasciato il Paese mercoledì sera, cinque giorni più tardi del previsto. Lasciare l’ambasciata, ha spiegato ai microfoni della RSI, è stato difficile, sia dal punto di vista logistico che da quello emotivo.

Inizialmente, infatti, era previsto che la sede diplomatica continuasse a operare sotto la protezione di soldati inviati da Berna. Poi però la situazione è diventata fin troppo instabile per poter continuare ad assicurare un funzionamento normale. Un funzionamento che però è stato assicurato fino all’ultimo istante: “Dieci minuti prima della partenza, abbiamo ancora potuto far evacuare una famiglia svizzera con un neonato. E solo per questo è valsa la pena rimanere cinque giorni in più del previsto”, dice Wild.

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Il lavoro dell’ambasciata in un momento come questo è quello di mantenere i contatti, come pure di riportare in Svizzera tutti i cittadini confederati che ancora si trovavano a Kiev.

MA poi… “Quando abbiamo visto i cannoni di artiglieria che si avvicinavano, lo scenario della capitale cecena Grozni era nelle teste di molti. E lì ci siamo detti ‘Ora dobbiamo uscire’. Eravamo gli ultimi cinque: io, due ufficiali dell’unità speciale, uno specialista dell’aiuto umanitario e uno della gestione di crisi. Eravamo un buon team. Valutavamo la situazione ogni 4 ore e ricevevamo un ottimo supporto dal centro di crisi del Dipartimento federale degli affari esteri, che poteva verificare le nostre decisioni sul posto”.

La speranza di un cessate il fuoco rimane viva in Claude Wild, malgrado tutto indichi che questo non sarà possibile, almeno per ora: “L’esercito russo ha il totale controllo dello spazio aereo e ha dei mezzi di artiglieria enormi. La mia speranza è che attraverso i negoziati si ottenga almeno la creazione di corridoi umanitari”.

Intanto arrivano notizie positive sul fronte dei negoziati: Mosca e Kiev hanno trovato nella serata di giovedì un accordo per la creazione di corridoi umanitari per allontanare i civili dalle zone più colpite dai bombardamenti. Attualmente, secondo le Nazioni Unite almeno un milione di persone sono scappate dal Paese per rifugiarsi nelle regioni limitrofe.

Fonti ucraine parlano anche di progressi sul fronte delle trattative tra i due Paesi, che potrebbero ora andare a un terzo round. Poco rassicurante, invece, quanto detto da Vladimir Putin nel tardo pomeriggio, dopo una giornata di nuovi bombardamenti: “Cari compagni, voglio dire che l’operazione militare speciale sta procedendo in stretta conformità con il programma. Tutti i compiti assegnati sono stati portati a termine con successo”. 

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