La televisione svizzera per l’Italia

Le elezioni italiane analizzate da due corrispondenti di media svizzeri

donna si fa un selfie con alle sue spalle una piazza gremita
La gran favorita è lei: Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia. Keystone / Francesco Arena

La tradizionale pausa politica estiva quest'anno in Italia non c'è stata. La crisi di governo e le elezioni in programma il 25 settembre hanno costretto molti giornalisti e giornaliste a mettere tra parentesi le ferie. Lo sguardo di due corrispondenti di media svizzeri su questa inconsueta campagna elettorale.

“Chiuso per ferie”: quest’estate il mondo politico italiano ha dimenticato di affiggere questo cartello e quello che inizialmente sembrava soprattutto un modo per il Movimento 5 Stelle e la Lega di riconquistare un po’ del loro elettorato si è trasformato in una crisi di governo che ha colto un po’ tutti di sorpresa.

“Non me l’aspettavo – ricorda Oliver Meiler, corrispondente in Italia per le testate del gruppo editoriale svizzero Tamedia e per il giornale tedesco Süddeutsche Zeitung –. Certo, la Lega e il M5S stavano rumoreggiando, c’era una certa confusione, ma mai avrei creduto che si arrivasse a una crisi di governo, peraltro con caratteristiche anche un po’ strane, in pieno mese di luglio. Fatto sta che dopo cinque giorni di vacanza sono dovuto rientrare in fretta e furia a Roma”.

Valérie Dupont, corrispondente in Italia della Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS, è rimasta sorpresa, ma solo fino a un certo punto. “Già in giugno, quando ho visto che i partiti stavano alzando la posta in gioco e il crescente livello di frustrazione che si percepiva nelle interviste a Giuseppe Conte, ho detto ai miei collaboratori: ‘attenzione, perché secondo me qua succede qualcosa’. Ero però convinta che il 60% di consensi che il governo Draghi aveva tra la popolazione avrebbe potuto fare da freno”.

La caduta del governo Draghi ha per ora avuto una sola conseguenza per la Confederazione: l’iter di ratifica dell’accordo fiscale sui frontalieri da parte del Parlamento italiano non potrà verosimilmente essere portata a termine entro la fine dell’anno, come inizialmente previsto.

In ogni caso, il risultato che uscirà dalle urne il 25 settembre prossimo -sia in caso di vittoria del centrodestra, sia in caso di vittoria del centrosinistra – non dovrebbe modificare sostanzialmente le relazioni tra i due Paesi.

Quelle vertenze che in passato avevano un po’ avvelenato i rapporti tra la Svizzera e l’Italia, in particolare la questione dello scambio automatico di informazioni in materia fiscale, sono state nel frattempo risolte e attualmente non ci sono dossier importanti in sospeso.

Una situazione sfuggita di mano

Secondo entrambi i corrispondenti, la situazione è forse sfuggita un po’ di mano. Sia il M5S che la Lega, a cui si è poi accodata Forza Italia, non avevano probabilmente intenzione di far cadere veramente il governo. Ma una volta che il treno era partito, in seguito alle spinte di Conte prima e di Salvini dopo, entrambi confrontati con una perdita di consensi per la loro partecipazione al governo Draghi, non ha più potuto essere fermato. E lo stesso Draghi ha preferito non provare neppure a tirare il freno d’emergenza, “con un discorso al Senato che è stato di una durezza tale da far capire a tutti che non aveva nessuna intenzione di voler partecipare ai giochetti dei partiti”, rileva Meiler.

Oliver Meiler
Oliver Meiler è da diversi anni corrispondente in Italia per i giornali del gruppo svizzero Tamedia e per il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung. stampaestera.org

Dallo scorso 21 luglio l’Italia è così entrata in campagna elettorale, per la gioia soprattutto di Giorgia Meloni che, visti i sondaggi, non vedeva l’ora di andare al voto.

È una campagna anomala quella a cui si sta assistendo in Italia: per la prima volta nel Dopoguerra si va alle urne a inizio autunno ed è una campagna breve, cominciata nel momento in cui la maggioranza degli italiani e delle italiane aveva la testa rivolta soprattutto alle ferie.

Tematiche vecchie, preoccupazioni nuove

“Sono andata a farmi un giro per le spiagge a fine agosto e mi è sembrato che il 25 settembre fosse ancora molto lontano per la maggior parte delle persone con cui ho parlato”, annota Valérie Dupont. La corrispondente della RTS rileva poi un altro aspetto: “È la quinta campagna elettorale di cui mi occupo come corrispondente e per la quinta volta tra le figure centrali vi è ancora Silvio Berlusconi. È qualcosa di piuttosto pazzesco, soprattutto se faccio un raffronto con la vita politica in Svizzera”.

A livello di contenuti, è un po’ uno sbracciarsi in tutte le direzioni, ciò che rischia di far perdere di vista le nubi nere che si addensano all’orizzonte. “Si è passati dalla guerra in Ucraina e al caro bollette, a una specie di calderone in cui finisce di tutto e di più – osserva Oliver Meiler -. Non si ha l’impressione che ci si trovi davanti a un autunno difficilissimo e a un inverno magari ancora peggiore”.

“I partiti sono ancora molto focalizzati sulle vecchie tematiche, ad esempio la destra con la questione della sicurezza. Ma la testa della gente è già altrove. Ci sono i problemi legati alla siccità, all’energia, all’inflazione…”

Valérie Dupont

“I partiti sono ancora molto focalizzati sulle vecchie tematiche, ad esempio la destra con la questione della sicurezza. Ma la testa della gente è già altrove. Ci sono i problemi legati alla siccità, all’energia, all’inflazione…”, gli fa eco Valérie Dupont.

Unità che potrebbe scricchiolare

Su chi uscirà vincitore dalle urne il prossimo 25 settembre vi sono pochi dubbi, perlomeno sulla base di quanto emerge dai sondaggi. L’incognita è rappresentata soprattutto dalla maggioranza su cui potrà contare la coalizione di centrodestra e dai risultati che registreranno i singoli partiti.

Valérie Dupont
Per Valérie Dupont, corrispondente della RTS in Italia, questa è la quinta campagna elettorale che segue. twitter

Contrariamente al centrosinistra, ancora una volta spaccato tra i suoi protagonismi e con un Calenda e un Renzi che cercano di pescare nel bacino elettorale del PD più che sulla loro destra, il centrodestra ha dato prova di unità. Ma questa coesione resisterà alla prova del potere? “Al suo interno ci sono fortissime personalità, penso soprattutto a Meloni e Salvini, senza dimenticare Berlusconi, anche se ha ormai 85 anni, osserva Meiler. Se la Lega dovesse andare molto male, Salvini sarebbe quasi sicuramente rimesso in discussione in seno al suo partito e allora chissà se si riuscirà veramente a fare questo governo di centrodestra”.

“Se la Lega dovesse andare molto male, Salvini sarebbe quasi sicuramente rimesso in discussione in seno al suo partito e allora chissà se si riuscirà veramente a fare questo governo di centrodestra”.

Oliver Meiler

“Vincere è una cosa, governare è un’altra”, riassume dal canto suo Valérie Dupont, ricordando che l’Italia ha un debito pubblico di quasi 2’800 miliardi di euro, pari a circa il 150% del prodotto interno lordo. Le promesse fatte durante la campagna elettorale rischiano perciò di sciogliersi come neve al sole di fronte allo scoglio finanziario. “Per Giorgia Meloni sarà molto difficile, ad esempio, rifiutare alla Lega di fare la flat tax. Ma ci saranno i soldi che ci saranno e la montagna rischia di partorire un topolino”, osserva la corrispondente della RTS. Se poi le riforme elaborate dal governo Draghi per poter attingere al Recovery Fund dovessero essere rimesse in discussione e che l’UE, come verosimilmente accadrà, non sarà disposta a fare sconti, “le tensioni potrebbero crescere molto rapidamente”.

L’Italia e l’Europa

In ottica europea, il risultato che uscirà dalle urne il 25 settembre sarà scrutato con molta attenzione. Con Mario Draghi, l’asse Roma-Parigi-Berlino si è fortemente rinsaldato e l’UE è riuscita a mostrare un fronte relativamente compatto nell’opporsi alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Con la coalizione di centrodestra al potere le cose potrebbero complicarsi. “Ciò che in questo momento accomuna Giorgia Meloni all’Europa è la sua chiarezza per quanto concerne la guerra. Ha infatti sempre detto ‘noi siamo con l’Ucraina’”, osserva Valérie Dupont. Lo stesso non vale per Salvini e per la Lega e ciò potrebbe creare delle crepe in quella che i due corrispondenti definiscono “un’unità più di facciata” della coalizione di centrodestra.

Tuttavia, la grossa differenza con il governo precedente sarà a livello di negoziazioni. “Se Mario Draghi poteva permettersi di chiamare Ursula von der Leyen e dirle ‘senti, qui abbiamo un problema’, con Giorgia Meloni al potere sarà molto più complicato”, rileva ancora Valérie Dupont.

Sulle garanzie fornite dalla leader di Fratelli d’Italia all’UE per quanto riguarda il sostegno all’Ucraina, Oliver Meiler è più circospetto: “Se andiamo a vedere cosa diceva fino a poco tempo fa, con le sue posizioni vicine a quelle di un leader come Viktor Orban, sorgono grandi interrogativi”.

Il corrispondente del gruppo Tamedia esclude però un allontanamento troppo marcato dall’europeismo di Mario Draghi. “Penso che come già avvenuto nel 2018, quando rifiutò la nomina di Paolo Savona come ministro delle finanze del primo governo Conte, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella possa fare in un certo senso da garante e non si farà scrupoli a rifiutare nomi che potrebbero destare dubbi sull’europeismo e sull’atlantismo dell’Italia”.

Non vanno poi dimenticati i tanti obblighi che l’Italia ha nei confronti dell’Europa. In ballo ci sono i 200 miliardi del Recovery Fund. “Se adesso inizi a fare i capricci, non bisogna poi sorprendersi se i Paesi che finora ti sono stati vicini diventino di nuovo frugali”, conclude Meiler.

L’incredibile progressione di Fratelli d’Italia, che nel 2018 aveva conquistato il 4,3% dei suffragi e oggi in base ai sondaggi è accreditato di circa il 25%, è uno dei temi che destano maggiore attenzione in Svizzera e più in generale all’estero, osserva Oliver Meiler.

Contrariamente a molti loro colleghi e colleghe italiane, che optano spesso per un più neutro “destra”, i due corrispondenti svizzeri non esitano a parlare di estrema destra riferendosi al partito di Giorgia Meloni: “Il programma di Fratelli d’Italia può essere chiaramente paragonato a quello del partito di Marine Le Pen in Francia o di Vox in Spagna”, sottolinea Valérie Dupont.

Oltre alle analisi politiche, i due corrispondenti intendono concentrarsi anche su temi più legati alla società italiana, “per cercare di fare capire quali sono le principali preoccupazioni della popolazione e come potrebbero incidere sul voto”, rileva l’inviata della RTS.

Spiegare la realtà a un pubblico non italiano non è però semplice. “Il sistema politico ed elettorale italiano è distante anni luce da quello francese, che più o meno tutti conoscono nella Svizzera romanda”.



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