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La cultura, un’azienda da 22 miliardi di franchi

Gli scambi linguistico-culturali scolastici e la partecipazione della cittadinanza alla cultura in futuro saranno maggiormente sostenuti anche per favorire la coesione sociale in Svizzera. Un settore, quello della cultura, che dà lavoro a 275 mila persone e genera un valore aggiunto di 22 miliardi di franchi all'anno.

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Lo hanno annunciato giovedì il presidente della Confederazione Alain Berset e la direttrice dell’Ufficio federale della cultura Isabelle Chassot a Locarno. A margine del Film Festival hanno svelato le principali novità previste dal messaggio sulla politica culturale 2021-2024 che sarà messo in consultazione dal Consiglio federale la prossima primavera.

L’impostazione alla base del programma 2016-2020 (con punti cardine: partecipazione, coesione sociale, creazione e innovazione) sarà confermata avendo dato i risultati auspicati. Saranno però messi nuovi accenti. Tra questi: il rafforzamento della mutua conoscenza al di là dei confini linguistici anche tramite la creazione di una maggiore offerta scolastica bilingue, l’adozione di misure per assicurare un ambiente costruito di alta qualità e la formazione musicale (si presterà attenzione ai talenti dopo l’attuazione della promozione di base tramite i campi Gioventù e Musica).

Un settore che pesa 22 miliardi

Il capo del Dipartimento federale dell’interno ha anche anticipato che si cercheranno nuove forme di cooperazione tra la cultura e l’economia, in particolare per quanto riguarda la digitalizzazione che potrà essere un’ ulteriore occasione per l’economia creativa. Un settore, come detto, che attualmente dà lavoro a 275’000 persone e genera un valore aggiunto di 22 miliardi di franchi all’anno.

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