Le sanzioni sono una minaccia per la neutralità elvetica?
Si acuisce in Svizzera il dibattito sulla neutralità che è tornato di attualità con l'aggressione russa all'Ucraina e diviso l'opinione pubblica.
Le chiare prese di posizione del presidente della Confederazione Ignazio Cassis a sostegno di Kiev e l’adozione integrale delle sanzioni decise dall’Unione Europea contro Mosca sono oggetto di discussione in un paese che ha fatto della neutralità, soprattutto nel corso dei grandi sconvolgimenti degli ultimi due secoli, un tratto distintivo.
La questione è dibattuta anche in questi giorni dai partiti. Nel fine settimana il presidente dell’Alleanza di centro, nel corso dell’assemblea dei delegati, ha chiesto un coinvolgimento maggiore di Berna nell’attuare “una politica coerente, globale e coerente” contro chi viola i principi base della convivenza internazionale.
Anche il Partito socialista invoca interventi del governo, cui si vuole estendere i poteri in materia, a favore dell’Ucraina. Sull’altro fronte la destra, in particolare l’Unione democratica di centro (Udc) critica apertamente l’orientamento della Svizzera, cui si chiede equidistanza tra le parti in conflitto, nella crisi nell’Est Europa per avere in prospettiva un ruolo di mediazione.
In realtà, secondo quanto affermano storici e giuristi, come nel caso di Michele Luminati (Università di Lucerna), si sottolinea che il dibattito non è nuovo e che la semplice adozione di sanzioni nei confronti di uno Stato non infrange il principio di neutralità. A livello internazionale il concetto impone solo di non partecipare in un conflitto e di non fornire soldati e armi ai belligeranti, aspetto su cui Berna non ha ovviamente nulla da rimproverarsi.
In proposito, viene sottolineato, Berna segue un approccio flessibile della neutralità per potersi adeguare alle situazioni concrete del momento. Le sanzioni internazionali – in particolare quelle decretate dall’Onu e dall’UE – su cui la Confederazione si è uniformata, soprattutto a partire dagli anni ’90, non inficiano quindi il principio riconosciuto nel contesto mondiale, nonostante i rilievi che anche in queste settimane sono giunti da alcuni paesi (in particolare dalla Russia).
Semmai il problema si pone in relazione alle proposte, che si stanno accentuando, di accrescere le prerogative in materia del governo federale, giustificate con la situazione di emergenza, come avvenuto recentemente per la pandemia. Di sicuro il dibattito non si esaurirà in questo frangente e potrebbe venire ridefinita a medio, termine in modo più dettagliata, la politica elvetica in tema di neutralità.
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