Davide Giglioli, uno scrittore che trasforma il lago in mare
Al Salone del Libro di Ginevra c'è anche un po' d'Italia. Davide Giglioli presenta il suo terzo romanzo, un giallo ambientato nel mondo della farmaceutica. Incontro con questo scrittore italiano che da dieci anni vive sulle rive del Lago Lemano.
Davide Giglioli arriva puntualissimo all’appuntamento che avevamo fissato ai Bains des Pâquis, di fronte al Jet d’eau, la famosa fontana sul lago, simbolo di Ginevra. Ci aspettavamo di vederlo arrivare in sella a una Vespa, come uno dei personaggi dei suoi primi due libri. “Dopo essermi fatto investire da un’auto che non si è neppure fermata, preferisco spostarmi coi trasporti pubblici”, ci dice.
Nato nel 1973 a Milano e cresciuto a Cassina Amata, una frazione di Paderno Dugnano, comune alle porte della metropoli lombarda, dopo aver girato in lungo e in largo l’Europa per lavoro, Davide Giglioli vive dal 2010 in Svizzera, a Nyon, a pochi chilometri da Ginevra. Il suo ‘vero’ mestiere non è lo scrittore. Lavora infatti come responsabile dell’assistenza informatica presso una grande organizzazione internazionale nella città di Calvino. Vivere della propria penna in un paese piccolo e con mercati così ristretti come la Svizzera è un privilegio per pochi, forse solo Jöel Dicker nella Svizzera francese e Martin Suter nella Svizzera tedesca.
La 33esima edizione del Salone del Libro di GinevraCollegamento esterno si svolge dal primo al 5 maggio. È la più grande manifestazione del genere in Svizzera.
Quest’anno vi partecipano circa 330 espositori e case editrici di tutto il mondo francofono.
Un libro nato un po’ per gioco
La passione per la scrittura è sbocciata durante le notti passate un po’ qua e là in Europa, mentre era in giro per lavoro. “La sera tornando in albergo spesso non riuscivo a prendere sonno – racconta. Avevo l’insana abitudine di aprire il computer e di scrivere”.
Il suo primo libro è nato un po’ per gioco: “Quando sono arrivato in Svizzera ho seguito un corso di francese. Visto che fare i compiti mi annoiava, con la maestra ci siamo messi d’accordo che avrei portato un capitolo ogni settimana e che lo avremmo corretto insieme. È così che è ho scritto La ragazza che tirava i bidoniCollegamento esterno“.
Questo primo romanzo – pubblicato nel 2014 in doppia versione francese e italiana – narra le vicende di un padre a cui la figlia chiede di ‘scaricare’ i suoi fidanzati. Dapprima molto scettico, Georges, il padre, ci prende in un certo senso gusto, poiché questi incontri gli permettono di riscoprire alcune cose della sua vita che aveva dimenticato.
“Quando mi chiedono quanto tempo ci ho messo per scriverlo, rispondo sempre tre mesi e dieci anni. Tre mesi perché è il tempo che ci è voluto effettivamente per scriverlo, dieci anni perché sono storie maturate durante tutto il periodo in cui lavoravo a destra e a sinistra”.
Un mare d’opportunità
Nel suo secondo libro, La Mer Léman pubblicato all’inizio del 2018, il Lago Lemano si trasforma nello spazio di una notte in mare. “Molti mi hanno chiesto se in quanto italiano avessi nostalgia del mare. Essendo nato e cresciuto vicino a Milano, direi proprio di no – osserva ridendo. Questa idea mi è venuta un mattino mentre mi stavo recando al lavoro. Capita che la luce sul lago sia così abbagliante che non si vede dall’altra parte. Si ha l’impressione di trovarsi davanti il mare”.
Per i due personaggi narranti – Daniel e Jules, in piena crisi della quarantina – questo improvviso cambiamento crea un’apertura nella quale devono decidere se gettarsi o meno. “Fondamentalmente si chiedono ‘sono felice di quello che sto facendo? Oppure posso dirigermi verso questa nuova apertura rappresentata dal Mare Lemano?”.
Il suo terzo romanzo – Onirine – esce invece in questi giorni ed è presentato al Salone del Libro di Ginevra. Un libro molto differente dai primi due:
Contrariamente a La ragazza che tirava i bidoni, pubblicato come detto in doppia versione francese e italiana, La Mer Léman e Onirine esistono per il momento solo in francese. “Scrivo sempre in due lingue. Alcuni capitoli mi escono prima in italiano e poi li riscrivo in francese, per altri è il contrario. Ho quindi le due versioni, ma per ora non ho trovato nessun editore interessato in Italia”, spiega Davide Giglioli.
Leggero, ma mai banale, divertente, ficcante e con tanta musica, da Paolo Conte a Keith Jarrett. Forse si può riassumere così lo stile di Davide Giglioli. “Apprezzo molti i classici, tuttavia quando leggo qualcosa voglio essere colpito, arrabbiarmi, ridere… non perdermi in mille descrizioni. È anche per questo che i miei sono romanzi corti”, ci dice.
Nei suoi libri c’è naturalmente tanta Svizzera e tanta Italia. Due realtà che Giglioli osserva con l’occhio attento di colui che vive a cavallo di più culture. “In Svizzera le persone sono sorprese quando le cose non funzionano, in Italia quando funzionano”, racconta con un sorriso. Uno sguardo però spesso benevolo, caustico a volte e comunque sempre frizzante e divertito, come la prima volta che cadde in Vespa – c’è sempre di mezzo una Vespa – mentre si recava al lavoro. Se volete saperne di più, guardate il video:
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