Il “periodo bernese” di John Le Carré
David Cornwell, alias John Le Carré, spia britannica divenuto scrittore i cui eleganti ed intricati intrecci narrativi hanno ridefinito la letteratura di spionaggio della Guerra Fredda, è morto a 89 anni. La capitale elvetica ha avuto un ruolo importante nella sua educazione ed è stata anche lo sfondo di alcune scene dei suoi libri.
Esplorando il tema del tradimento nel cuore dell’intelligence britannica nei suoi romanzi di spionaggio, Le Carré ha sfidato i preconcetti sulla Guerra Fredda, mettendo in luce le ambiguità e i dilemmi morali della battaglia tra l’Occidente e l’Unione Sovietica.
Le Carré, diventato celebre nel mondo dopo la pubblicazione del suo terzo romanzo “La spia che venne dal freddo” (The Spy who Came From The Cold), nel 1964, aveva un forte legame con la Svizzera.
Ha 16 anni quando, attirato dal mondo germanofono, arriva in treno a Berna. Il funzionario al lavoro presso la segreteria dell’Università si “meraviglia per la sua mancanza di qualifiche” e, non riuscendo a conversare in tedesco con il giovane, gli consiglia in inglese di iscriversi a un corso di introduzione alla filosofia anziché a lingua e letteratura tedesche. Ma David è irremovibile.
Vita a Berna
La padronanza della lingua arriva velocemente per il Cornwell che alterna lo studio al lavoro di cameriere presso la stazione ed altri lavoretti. Lava anche gli elefanti per conto del circo Knie, avrebbe in seguito dichiarato.
La sua casa è una piccola stanza che profuma di cioccolato, poiché si trova accanto alla fabbrica della Tobler. Nel tempo libero passeggia per le vie lastricate della città federale, ogni tanto recitando Hermann Hesse. Il sabato si reca al “thé dansant” all’elegante Hotel Bellevue e le domeniche passeggia lungo il fiume Aare o sale sul Gurten, la collina da cui si gode di una magnifica vista sulla città.
È a Berna che Cornwell è reclutato per la prima volta nei servizi segreti britannici, dopo aver incontrato dei funzionari consolari il giorno di Natale in una Chiesa. Gli studi proseguono a Oxford dove, per conto dell’intelligence, tiene sotto controllo gli studenti che simpatizzano con il comunismo.
Dopo la laurea e alcuni anni di insegnamento, lavora con l’MI5 (servizi segreti interni) a Londra per poi entrare nell’MI6 (l’intelligence internazionale). La collaborazione si interromperà dopo che un agente doppiogiochista fa saltare la sua copertura e quella di numerosi altri suoi compatrioti rivelando il loro nome al KGB.
Proprio al doppio gioco è dedicato uno dei suoi romanzi più famosi, “La talpa” (Tinker Taylor Soldier Spy). Una parte del libro si svolge a Berna. Una delle scene di inseguimento avviene in un labirinto di corridoi e scale davanti a specchi e sotto grandi candelabri. Si tratta del Bellevue.
La capitale elvetica ha un ruolo importante anche ne “La spia perfetta” (A Perfect Spy) il cui protagonista Magnus Pym si ritrova a fare lavoretti di ogni tipo, dando una mano ai bar o ai fabbricanti di candele della città.
Nel servizio del Telegiornale Carlo Lucarelli ricorda l’importanza che Le Carré ricopre nella letteratura:
tvsvizzera.it/Zz/reuters con RSI (TG del 14.12.2020)
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