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E le parole svizzere dell’anno sono…

testa di un manichino con mascherina
Il termine 'mascherina' è stato scelto quale parola dell'anno in romancio. Keystone / Martial Trezzini

Anche a livello linguistico, l'anno che sta per concludersi è stato contraddistinto dalla pandemia da coronavirus.

Pandemia, responsabilità e distanza: sono nell’ordine le tre parole italiane del 2020 scelte dal Dipartimento di linguistica della Scuola universitaria di scienze applicate di Zurigo (ZHAW).

L’influsso della pandemia di coronavirus nell’uso quotidiano della lingua è stato talmente notevole e pervasivo al punto che tutte le parole scelte sono direttamente o indirettamente legate alla crisi sanitaria che ha colpito il mondo intero, sottolinea la ZHAW.

Pandemia

In Svizzera, il primo caso di infezione da coronavirus si è registrato in Ticino il 25 febbraio 2020 e la prima vittima si è avuta nel canton Vaud il 5 marzo.

Da allora, il tema della pandemia ha occupato quotidianamente e massicciamente il discorso pubblico nella Confederazione. Tutte le altre tematiche, pur importanti – come da ultimo le elezioni presidenziali o il movimento Black Lives Matter negli Stati Uniti – sono state poste in secondo piano, indica la nota. “La pandemia ha modificato le nostre abitudini, il nostro stile di vita, i nostri ritmi quotidiani”, viene sottolineato. “È come se ci fosse un prima e un dopo la pandemia”.

Responsabilità

La responsabilità, intesa soprattutto in senso individuale, è la via svizzera nella lotta contro il coronavirus. “La responsabilità salva vite umane. Fai la scelta giusta, resta a casa”, diceva un messaggio del Consiglio di Stato ticinese.

Vi è però anche una responsabilità collettiva, che consiste in una serie di misure e provvedimenti da parte delle autorità politiche a sostegno di quanti rischiano di essere socialmente emarginati allo scopo di evitare una lacerazione del tessuto sociale.

Distanza

Con la diffusione della pandemia il significato di “distanza” ha assunto una connotazione molto ampia. Si parla di distanza dagli affetti e dalle persone più care; di distanza fisica (un metro e mezzo, due metri) per evitare il rischio di contagio; di distanza dal luogo fisico di lavoro; di distanza sociale (dai nonni, dalle persone anziane, dalle persone più a rischio ecc.); di riunioni o incontri a distanza tramite le diverse piattaforme di comunicazione e collaborazione condivisa; di didattica a distanza. Tutto avveniva, e avviene, a distanza.

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Coronagraben

La classifica stilata dalla ZHAW si è naturalmente interessata anche al tedesco, al francese e al romancio.

In francese, il termine che ha primeggiato è coronagraben, un neologismo coniato a partire da röstigraben (fossato dei rösti), che descrive le differenze di mentalità e di comportamento di voto tra Svizzera francese e Svizzera tedesca, ma che in questo caso definisce la percezione diversa che le regioni linguistiche hanno del coronavirus.

Al secondo posto è stata ‘eletta’ un’altra parola collegata alla pandemia, gestes barrières, letteralmente gesti barriera, ovvero tutti quei comportamenti che evitano la propagazione del virus. Infine, sul gradino più basso del podio vi è il termine luttes, lotta al plurale, per sottolineare come il 2020 sia stato caratterizzato da tutta una serie di battaglie: sanitaria, per il clima, per le donne o ancora contro razzismo, con il movimento Black Lives Matter.

In tedesco le parole vincitrici sono invece systemrelevant (di importanza sistemica), Maskensünder (ovvero tutti gli ‘allergici’ alla mascherina, i no-mask) e stosslüften (arieggiare regolarmente e a fondo).

Infine, in romancio sul podio si trovano mascrina (mascherina), extraordinari (straordinaria, come la situazione) e positivitad (positività).

tvsvizzera.it/mar/ats con RSI (TG dell’8.12.2020)

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