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Mai così poche persone disoccupate in Svizzera negli ultimi 20 anni

due persone sedute attorno a una scrivania
Gli uffici regionali di collocamento hanno avuto un po' meno lavoro nel 2022. © Keystone / Christian Beutler

Nel 2022 il tasso di disoccupazione nella Confederazione si è attestato al 2,2%, stando ai dati pubblicati lunedì dalla Segreteria di Stato dell'economia (SECO).

Tra il 2021 e il 2022 la proporzione di persone in disoccupazione è calata di 0,8 punti percentuali, passando dal 3 al 2,2%.

Tradotto in cifre concrete, ciò significa che in media l’anno scorso le persone registrate presso gli uffici regionali di collocamento (URC) erano 99’577, 38’037 in meno rispetto all’anno precedente.

“Si tratta – precisa la SECO in un comunicato – del tasso di disoccupazione più basso degli ultimi 20 anni”. Per ritrovare una percentuale inferiore bisogna risalire al 2001, quando era dell’1,7%.

A fine dicembre, il tasso era ancora più basso di quello della media annua, poiché si attestava al 2,1%.

Dato più elevato ai sensi dell’OIL

Seppur incoraggianti, i dati della SECO vanno un po’ relativizzati. Il tasso di disoccupazione non tiene infatti conto delle persone in cerca di impiego (ad esempio chi sta seguendo un programma occupazione a tempo determinato o un programma di riqualificazione). Complessivamente le persone disoccupate o alla ricerca di un impiego erano alla fine di dicembre 167’907.

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Inoltre, per elaborare il tasso di disoccupazione la SECO prende in considerazione solo le persone iscritte presso gli URC e non si basa sulla definizione dell’Organizzazione internazionale del lavoro, che ingloba anche coloro che stanno attivamente cercando un posto di lavoro o che sono disponibili ad iniziare un’altra attività.

Per i paragoni a livello internazionale è proprio quest’ultima definizione a fare testo. Il tasso di disoccupazione della Svizzera ai sensi dell’OIL era così del 4,3% alla fine del terzo trimestre 2022, stando alle ultime cifre disponibili, in calo comunque piuttosto marcato rispetto all’anno precedente.

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Preoccupa la carenza di manodopera

Boris Zürcher, responsabile della divisione del lavoro presso la SECO, ha sottolineato che vi sono due fattori – uno congiunturale e un altro strutturale – che spiegano il calo del tasso di disoccupazione: “Da un lato c’è un effetto recupero post pandemia; per due anni le aziende hanno assunto poco e ora hanno ricominciato a farlo. Dall’altro vi sono aspetti strutturali e demografici; alla bassa disoccupazione corrisponde una carenza di personale”.

Questo problema non sarà risolto in breve tempo. La carenza di manodopera qualificata “continuerà ad essere una preoccupazione per la Svizzera anche in futuro”, ha rilevato Zürcher. Il previsto rallentamento dell’economia e un possibile aumento dell’immigrazione allevierebbero solo parzialmente il problema.

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I conti ne risentono

La buona situazione del mercato del lavoro si riflette anche sui conti annuali dell’assicurazione contro la disoccupazione, secondo i responsabili della SECO. Dopo una perdita nel 2021, si prevede un’eccedenza di circa 2,3 miliardi di franchi nel 2022 e di altri 1,5 miliardi nel 2023. “L’assicurazione contro la disoccupazione non è indebitata ed è pronta ad affrontare qualsiasi crisi”, ha dichiarato Oliver Schärli, responsabile del mercato del lavoro e dell’assicurazione contro la disoccupazione presso la SECO.

“Se, ad esempio, la Svizzera dovesse subire una forte perdita di posti di lavoro a causa della carenza di energia elettrica, si potrebbe ricorrere a strumenti come l’orario ridotto”, secondo Boris Zürcher. Tuttavia, non si aspetta che il lavoro a tempo ridotto venga utilizzato in modo così massiccio come durante la pandemia.

Gli esperti si aspettano un tasso di disoccupazione relativamente stabile quest’anno: il centro economico KOF prevede un tasso del 2,4%, mentre la SECO del 2,3%.

Salario minimo di 4’500 franchi

Proprio nel giorno in cui la SECO pubblicava i dati della disoccupazione dell’anno scorso, l’Unione sindacale svizzera (USS) si è riunita a Berna per la sua conferenza annuale ed è tornata alla carica per rivendicare aumenti reali di stipendio più consistenti rispetto a quelli ottenuti in molti settori per il 2023, chiedendo anche un salario minimo di 4’500 franchi.

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“Nel momento in cui la democrazia è attaccata nel mondo, come in questo momento in Brasile, la sua difesa passa attraverso quella dei principi di uguaglianza e giustizia sociale”, ha detto il presidente dell’USS Pierre-Yves Maillard oggi in apertura della conferenza annuale del sindacato.

“Le cifre mostrano che la disparità in Svizzera progredisce, anche se in modo meno marcato rispetto ad altri paesi europei e negli Stati Uniti”, ha sottolineato. Questo nonostante il fatto che le prospettive congiunturali siano leggermente migliorate dopo due anni di pandemia di coronavirus.

I sindacati sono soddisfatti di aver ottenuto per il 2023 aumenti salariali sostanziali del 2,5% per i settori convenzionati con un’inflazione del 2,8% nel 2022. Ma lo ritengono insufficiente alla luce della “necessità di recuperare il ritardo” e del rincaro.

“Un salario deve permettere di vivere. Non ci devono essere stipendi inferiori a 5’000 franchi per i titolari di un certificato di apprendistato e non dovrebbero essere inferiore a 4500 franchi per tutti gli altri”, ha indicato Daniel Lampart, economista capo del sindacato citato in una nota.

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