Catalogna, Puigdemont diserta l’interrogatorio
Le novità nella vertenza catalana hanno avuto oggi risvolti giudiziari più che politici. La Procura generale spagnola si appresta infatti a chiedere l’emissione di mandati d’arresto europei nei confronti del presidente destituito Carles Puigdemont e di 4 suoi ministri che si trovano a Bruxelles. Richiesta già avanzata per i colleghi che si sono regolarmente presentati davanti ai giudici.
I cinque politici catalani riparati in Belgio hanno invece disertato l’interrogatorio previsto per oggi e ordinato dai magistrati dell’Audiencia nacional che stanno conducendo le indagini per presunta ribellione nei confronti di tutti i membri del governo regionale. Per Carles Puigdemont potrebbe quindi a breve scattare il fermo da parte delle autorità belghe, in attesa della richiesta di estradizione di Madrid.
Ieri sera il leader indipendentista aveva anticipto in un comunicato che non sarebbe rientrato in Spagna, denunciando il “processo politico” cui viene sottoposto dai poteri centrali.
Nove altri rappresentanti del deposto esecutivo catalano, tra cui il vicepresidente Oriol Junqueras, hanno risposto alla convocazione dei giudici, ma potrebbero essere comunque oggetto di un provvedimento restrittivo della libertà a titolo cautelare da parte dei magistrati, come già richiesto dall’accusa (ad eccezione dell’ex ministro Santi Villa che si era dimesso alla vigilia della dichiarazione di indipendenza). Tutti – a parte quest’ultimo – si sono rifiutati di rispondere alle domande del giudice.
Cambiando autorità e sede giudiziaria c’è poi da segnalare che, su richiesta dei difensori, il Tribunale Supremo ha concesso il rinvio al 9 novembre delle audizioni del presidente del parlamento catalano Carme Forcadell e di altri 5 membri del suo ufficio, anch’essi indagati per ribellione dagli inquirenti spagnoli.
Troppo esigui, è stata la motivazione, i tempi (due giorni effettivi) per preparare adeguatamente le risposte ai magistrati. Nel frattempo però la procura ha chiesto che vengano comunque posti sotto la vigilanza della polizia fino a giovedì prossimo, su cui si pronuncerà nelle prossime ore l’alta corte.
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