Mario Botta, 60 anni di architettura in mostra al MAXXI di Roma
Il maestro svizzero, il 7 aprile scorso ha inaugurato la sua piccola, grande, mostra nello spazio della Galleria Gian Ferrari del MAXXI a Roma. Nel ciclo espositivo "Nature", sul tema "sacro e profano", Botta ha cesellato un’installazione che, come un sentiero attraverso la sua ammirevole attività professionale, offre al visitatore l’essenza della creazione architettonica del XXI secolo, carica del bagaglio espressivo delle epoche passate, memore della creazione artigianale che nei secoli si è plasmata ai nuovi stili e alle rinnovate esigenze.
“Costruire è di per sé un atto sacro, è un’azione che trasforma una condizione di natura in una condizione di cultura”, con queste parole il maestro ha introdotto l’evento, evocando il senso originale dell’arte architettonica, svelando quanto “sacro” e “profano” siano in realtà indistinguibili e questa sovrapposizione è espressa con evidenza dalle opere esposte.
Il tema del “sacro” è rappresentato nell’estensione temporale di un’autobiografia che va da una riproduzione in legno dell’abside della chiesa di San Giovanni Battista a MognoCollegamento esterno, in Svizzera – il primo vero incontro con la dimensione del sacro per Botta, nel 1986 – alla chiesa di San Rocco a Sambuceto in Abruzzo, ultimata nel 2022. Passando per gli edifici sacri di Tel Aviv ed Évry in Francia, di cui si possono ammirare gigantografie in bianco e nero e minuziose riproduzioni lignee. Il modello della chiesa di San Rocco, in posizione di evidenza nella sala, è uno spaccato da cui si può assistere, come in un arco scenico, allo spettacolo della proiezione sulle superfici interne di una croce di luce laminata dalla sagoma del tetto. Una caratteristica unica del maestro.
Il MART di Rovereto e il Museo Bechtler di Charlotte, in Carolina del Nord, entrambi pensati come “cattedrali laiche”, sono a rappresentare il tema del “profano” e nel gioco del maestro, sfidano i luoghi di culto con la magnificenza di un’espressione architettonica inneggiante la sacralità dell’arte.
Il maestro Botta ha portato con sé molta Svizzera in questa esperienza romana. Il Fiore di Pietra Collegamento esternosul Monte Generoso, ristorante dalla struttura a pianta ottagonale che ricorda i petali di un fiore. Il Centro termale Fortyseven° Collegamento esternodi Baden, in cui le vasche, come le dita di una grande mano si protendono verso il fiume Limmat, che abbraccia la città.
In esposizione, molti schizzi originali da cui sono nati i progetti. L’abside lignea in scala 1:2 della chiesa di San Giovanni Battista a Mogno, delimita lo spazio di una camera di proiezione dove va a ciclo continuo un documentario di Francesca Molteni, dove la regista ha catturato il maestro Botta in visita alle sue opere e ne ha raccolto le impressioni, ripercorrendone la memoria originaria e il senso più profondo.
Al centro dello spazio espositivo, Botta ha posto se stesso installando uno studio, il simbolo dell’artista al lavoro, circondato dalle sue creazioni di oltre sessant’anni di attività.
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