La televisione svizzera per l’Italia

Mario Vianna, il Byron Moreno dei Mondiali del 1954

giocatori di calcio
Lo stadio della Pontaise di Losanna gremito in ogni ordine di posti: oltre 43'000 spettatori hanno assistito alla partita tra Svizzera e Italia. Keystone / Str

Ai Campionati del Mondo di calcio del 1954 organizzati in Svizzera, l'Italia iniziò il torneo con una sconfitta contro i padroni di casa. A metterci lo zampino fu anche l'arbitro brasiliano Mario Vianna.

Il logo della rubrica: una mucca rossa.
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Il Mondiale del 1954 non è di certo entrato negli annali della Nazionale azzurra. L’Italia fu infatti eliminata già nella fase a gironi, in seguito a due sconfitte proprio contro la Svizzera.

A pesare sul destino della squadra trascinata da Giampiero Boniperti, è soprattutto la partita d’esordio giocata il 17 giugno a Losanna. La Svizzera non parte favorita contro gli azzurri. Ma può contare sul dodicesimo uomo, in questo caso però non il pubblico (anche se molti italiani affollano gli spalti dello stadio del capoluogo vodese) ma l’arbitro brasiliano Mario Vianna.

Vianna, fischietto assai conosciuto nel Brasile di quegli anni, si rende protagonista di alcune decisioni che lasciano stupefatti – per non dire altro – giocatori e osservatori.

“Abbiamo avuto contro la fortuna e l’arbitro”, titola l’indomani il Corriere della Sera. “Di fronte a certe decisioni dell’arbitro – scrive il giornale – c’era da rimanere perplessi e chiedersi se non fossero cambiate quelle regole del calcio che da tanti anni noi vediamo applicate su tutti i campi”.

Quasi cinquant’anni prima del tristemente famoso ottavo di finale in Corea del Sud, la nazionale azzurra deve insomma fare i conti con una sorta di Byron Moreno ante litteram.

due giocatori si stringono la mano
Stretta di mano tra i capitani Roger Bocquet e Giampiero Boniperti sotto l’occhio attento dell’arbitro Mario Vianna. Keystone / Str

Il primo tempo scorre più o meno normalmente. La Svizzera passa in vantaggio al 18’ con Ballaman, ma a un minuto dalla pausa Boniperti riesce a pareggiare.

Le cose si guastano nella ripresa. Qualche minuto dopo il fischio d’inizio, l’Italia si porta sul 2-1, ma Vianna annulla la rete. L’arbitro dapprima segnala un fuorigioco, poi cambia versione e motiva la decisione con un presunto fallo di un attaccante italiano. 

Gli animi si infiammano, gli azzurri protestano con veemenza, fino a quasi aggredire l’arbitro, ma nulla da fare. Si resta sull’uno a uno.

L’Italia cozza contro il… catenaccio

Gli italiani si scontrano con il gioco assai fisico degli svizzeri e con “la robustezza del loro catenaccio”, scrive il Corriere della Sera. Va forse ricordato che questo sistema di gioco non fu inventato in Italia, ma probabilmente proprio in Svizzera, dal tecnico austriaco Karl Rappan quando allenava negli anni Trenta il Servette di Ginevra. Ed è lo stesso Rappan che guida la nazionale elvetica in questi Mondiali.

Il vero protagonista è però l’arbitro: “Vianna ha permesso tutte le durezze di gioco, tutti i falli, tutte le scorrettezze e così ha favorito la squadra che era notoriamente più dura”, sottolinea il giornale milanese.

La doccia fredda arriva al 32esimo del secondo tempo. Il centravanti Huegi parte in contropiede, e fulmina il portiere Ghezzi.

Prima però di riuscire ad involarsi da solo, Huegi “prese per la maglia Tognon, spostandolo, Vianna fischiò da metà campo, ma Huegi segnò lo stesso e l’incredibile arbitro convalidò il gol”, spiegò anni dopo al sito Storie di CalcioCollegamento esterno Benito ‘Veleno’ Lorenzi, l’attaccante italiano autore della rete annullata in precedenza.

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Calcioni a iosa

Il risultato non cambia più e al fischio finale in campo succede di tutto: molti tifosi italiani invadono il campo, con la polizia che distribuisce allegramente randellate, mentre i calciatori azzurri se la prendono con l’arbitro, spintonandolo e prendendolo a calci.

“Qualche calcio glielo sferrai pure io – racconta ancora ‘Veleno’. E quando entrò nello spogliatoio corse incontro a un certo signor Andreolo ex campione del mondo che era il nostro accompagnatore come per chiedergli protezione visto che era sudamericano come lui. Per tutta risposta Andreolo, quando gli fu a tiro, gli piazzò un cazzotto in faccia”.

Si seppe poi che “il cialtrone brasiliano Vianna”, come lo definì il giornalista sportivo Alfeo Biagi, che assistette a quei Mondiali, aveva trascorso un lungo periodo prima dell’inizio della competizione presso il Centro sportivo nazionale di Macolin, dove era in ritiro… la nazionale svizzera. Naturalmente senza scucire un soldo, “trattato come un rubicondo Pascià, colmato di gentilezze (e di quattrini!)”, scrisse Biagi. Delle accuse forse un po’ eccessive, dettate dalla delusione per la sconfitta. Ma diciamo che Vianna non ebbe un comportamento particolarmente cristallino e di certo non fece nulla per favorire gli azzurri…

Radiato dalla Fifa

La carriera di Vianna non durò comunque a lungo. L’arbitro carioca non solo arbitrava, ma era anche il cronista della radio brasiliana per le partite della nazionale verdeoro. Qualche giorno dopo, il 27 giugno, mentre commentava il quarto di finale Ungheria-Brasile (partita vinta dai magiari 4-2 e poi passata alla storia come la battaglia di Berna per la durezza con cui si giocò), Vianna criticò pesantemente il collega inglese che arbitrava il match, chiamandolo un “apito [fischietto] comunista” e, anticipando di qualche decennio Diego Armando Maradona, definì la Fifa una “camarilha de ladroes”, ovvero una banda di ladri.

La Fifa intervenne immediatamente: 24 ore dopo Vianna fu radiato dallo staff arbitrale e non fischiò mai più una partita internazionale. Nel 1957 mise fine alla sua carriera in patria, forse perché implicato in una vicenda di corruzione, ma qui le fonti divergono. Proseguì invece l’attività di radiocronista, tentando anche senza successo un’esperienza come allenatore. Vianna morì nel 1989 nella sua Rio de Janeiro, all’età di 87 anni.

“Sgusciavano come pipistrelli”

E le nazionali svizzera e italiana? In base alla formula piuttosto astrusa del Mondiale del 1954, le due squadre si affrontarono nello spareggio per accedere ai quarti di finale. Questa volta la compagine rossocrociata non ebbe però bisogno di aiutini e si impose facilmente per 4-1. Oddio, forse un aiutino gli elvetici lo ebbero comunque

“Gli svizzeri che ci batterono per 4-1 nella seconda partita e che ci spedirono in fretta e furia a casa sgusciavano come pipistrelli, afferma Benito ‘Veleno’ Lorenzi. Non dico che fossero ‘bombati’, le prove non c’erano, però avevano fatto due partite in tre giorni come noi e come noi dovevano essere stanchi. Invece niente, ci schiacciarono sul piano fisico”.

Forse sono solo illazioni quelle di Lorenzi, deluso per la cocente sconfitta. Tuttavia, visti i sospetti che planarono anche in occasione della finale, con i giocatori della Germania Ovest che per 90 minuti si trasformarono in undici Speedy Gonzales, non metteremmo la mano sul fuoco.



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