Massimo Vitali: mille piccole storie in uno scatto
Il fotografo italiano è ospite della Fondazione Erich Lindenberg
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Parchi, discoteche, piscine, spiagge: per le sue gigantografieCollegamento esterno di luoghi affollati, Massimo Vitali è conosciuto nel mondo. Proprio dalle spiagge cominciò la sua ricerca artistica a metà anni Novanta, quando una galleria della Svizzera italiana (la ConsArc di Chiasso) propose una delle sue prime personaliCollegamento esterno. Fino ad allora, era stato un quotato fotoreporter e direttore della fotografia per cinema e pubblicità.
Vent’anni dopo quel terzo debutto, Vitali è ospite della Fondazione d’arte Erich LindenbergCollegamento esterno di Porza, nei pressi di Lugano. Creata da Mareen Koch -compagna di studi e amica del pittore tedesco, scomparso nel 2006- ha sede a Villa Pia, dove le opere di LindenbergCollegamento esterno sono conservate, studiate ed esposte, spesso in forma interdisciplinare, di “dialogo” con artisti contemporanei. Come in questa mostra, aperta fino al 5 ottobre e intitolata ‘Into the white’.
Erich Lindenberg e Massimo Vitali, di persona, non si sono mai incontrati. Ma “si sfiorano per generazione, fascino culturale reciproco, indagini e ricerche artistiche affini nella loro opera”, indica in catalogo Tiziana Lotti Tramezzani, direttrice della Fondazione. Lindenberg era appassionato di fotografia -fondamentale, per la realizzazione di questa esposizione, un’indagine attorno al suo archivio fotografico privato- ed era legato all’Italia: lo testimoniano i numerosi viaggi e le opere ispirate a Pompei. Vitali, estimatore della fotografia contemporanea tedesca, vive e lavora tra Lucca e Berlino.
Nato a Como nel 1944, Massimo VitaliCollegamento esterno ha studiato fotografia al London College of Printing. Come fotoreporter, tra gli anni Sessanta e Settanta, ha lavorato per riviste e agenzie italiane ed europee. Oggi collabora con magazineCollegamento esterno di tutto il mondo -numerosi gli incarichi per il New York TimesCollegamento esterno– e i suoi scatti sono esposti -tra gli altri- al Centro de Arte Reina Sofia di Madrid, al museo Guggenheim di New York, al Centre Pompidou e alla Fondation Cartier di Parigi.
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