Molti oligarchi russi in Svizzera sfuggono alle sanzioni
Un'inchiesta della Radiotelevisione svizzera RtsCollegamento esterno dimostra che la maggior parte degli oligarchi russi che hanno stretti legami con la Confederazione non sono toccati dalle sanzioni.
I loro nomi, come ha confermato la Segreteria di Stato dell’economia, non figurano infatti nella lista elaborata dall’Unione Europea che è stata ripresa dalle autorità elvetiche.
Ne sono quindi per il momento esentati personaggi del calibro di Viktor Vekselberg, importante azionista del gruppo Sulzer o Guenadi Timtchenko, fondatore del colosso di intermediazione petrolifera Gunvor, che la rivista economica Bilan ha inserito nella classifica degli uomini d’affari più ricchi in Svizzera.
La black-list delle centinaia di persone vicine al presidente Putin sta dando del filo da torcere alle banche elvetiche, i cui servizi giuridici stanno passando al setaccio le banche dati dei loro clienti per scovare eventuali destinatari delle sanzioni cui vengono congelati i conti.
Sanzioni e neutralità
Intanto sul tema delle sanzioni internazionali riprese dalla Confederazione, su cui si è aperto un dibattito nel paese in relazione al suo statuto di neutralità, lo storico Sacha Zala, sottolinea che non si tratta di una novità.
Il direttore del centro di ricerca Dodis, che si occupa di documenti diplomatici svizzeri, ha specificato alla Rsi che “già nel 1990 la Confederazione aveva ripreso le sanzioni delle Nazioni Unite”, quando non faceva ancora parte dell’organizzazione e un anno dopo ha attuato le misure restrittive decise dalla Comunità europea nei confronti della Jugoslavia.
Gli interrogativi sulla compatibilità tra sanzioni e neutralità emergono però anche da documenti più vecchi. Come quelli pubblicati oggi dallo stesso centro Dodis dedicati al biennio 1976-1978, in piena guerra fredda. Allora la Svizzera era stata un attore di primo piano nell’avvicinamento tra i due blocchi.
Neutralità politica e giuridica
“Tra i documenti pubblicati, ce n’è uno del 1977 in cui ci si chiede se un’eventuale adesione all’Onu imponga alla Svizzera di cambiare la sua attitudine nei confronti delle sanzioni verso le Africa del Sud”, rileva Zala, e “la risposta è interessante”.
Nel documento si dice infatti che, “dal punto del diritto non ci sarebbero problemi, mentre dal punto di vista della politica della neutralità, sarà necessario vedere di volta in volta cosa succede”. Secondo Zala la distinzione tra neutralità giuridica e politica comunque è, di fatto, “un’invenzione tutta svizzera”.
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